Giuseppe Bergomi
Alle origini di Cristina
Galleria Rubin – Milano
di Edoardo Pilutti
Da un anno campeggia in piazza Belgioioso a Milano, a pochi passi da piazza Scala, una nuova statua dello scultore Giuseppe Bergomi.

Si tratta di un monumento a Cristina Trivulzio di Belgiojoso (1808, Milano – 1871, Locate Triulzi), una nobildonna, patriota, giornalista e scrittrice milanese che partecipò attivamente al Risorgimento.Organizzò addirittura il viaggio per mare di duecento giovani, reclutati da nobili napoletani suoi amici, trasferendoli dal Sud per combattere a fianco dei mazziniani milanesi nei moti repubblicani del 1848, contro il governo austriaco.
Fallite le insurrezioni popolari, dovrà fuggire prima in Svizzera e poi a Parigi, dove aprirà il suo salotto a varie personalità di artisti e intellettuali, fra cui Stendhal, Chateaubriand, Listz e Chopin.
Fu editrice di giornali rivoluzionari, e molte sue opere letterarie sono incentrate sugli anni della Prima guerra d’Indipendenza. Fu una principessa che ha dimostrato un grande impegno sociale e umanitario: è stata lei per prima a istituire una scuola per i bambini dei contadini, pure contro il parere di Alessandro Manzoni, il quale sarebbe stato più conservatore.

La Galeria Rubin di Milano ha organizzato una personale dell’autore del monumento, Giuseppe Bergomi. L’esposizione si propone di ricapitolare il percorso creativo che lo ha condotto all’ideazione del primo monumento di Milano che rappresenta una donna.
Oltre ad una riproduzione bronzea della statua di piazza Belgioioso, in galleria sono presenti piccole sculture, bronzi e terrecotte eseguite in precedenza, che ritraggono figure umane, prevalentemente femminili, sedute o accovacciate su una poltrona a forma di cubo. Questa seduta è la stessa che ritroviamo, adattata e con nuove intenzioni, nella statua dedicata a Cristina Trivulzio. Qui, l’elemento del cubo funziona sia in chiave realistica, come supporto alla figura seduta nell’intento di sollevarsi, sia in chiave simbolica, come rappresentazione metaforica della razionalità, della perfezione, e come superficie su cui incidere quelle parole che nel 1866 Cristina rivolse alle donne del futuro.
“Vogliano le donne felici e onorate dei tempi avvenire rivolgere, ogni tanto, il pensiero ai dolori e alle umiliazioni delle donne che le precedettero nella vita, e ricordare con qualche gratitudine i nomi di quelle che loro apersero e prepararono la via alla non mai prima goduta, forse appena sognata, felicità!”
La presenza del monumento dedicato all’innovatrice Cristina Trivulzio di Belgiojoso nella città, e della sua riproduzione in qualche dimora, oltre a essere un giusto tributo all’eroina milanese, induce alla riflessione e stimola la trasformazione verso una società più consapevole.
“Abbiamo riattualizzato una tradizione antica che prevede, per gli spazi privati di un’abitazione o di uno studio professionale, la collocazione di riproduzioni in scala ridotta di opere monumentali”, afferma Paolo Galli, direttore della Galleria Rubin.

Abbiamo posto alcune domande a Giuseppe Bergomi.
Chi era esattamente Cristina Trivulzio di Belgioioso, alla quale è dedicata questa tua mostra?
(G. Bergomi) Una donna straordinaria, una sorta di femminista ante litteram, una persona che pur di affermare le proprie idee non ha esitato a contrapporsi alla mentalità corrente, pagando di persona con l’esilio, prima a Parigi, per sfuggire agli austriaci e qualche anno dopo per allontanarsi dallo Stato Pontificio, riparando per qualche anno in Turchia, dove scriverà saggi sulla condizione delle donne turche.
In passato la tua poetica riguardava più che altro delle figure femminili familiari. Quando ti è venuta l’idea di fare un monumento a Cristina, una donna di rilievo nella cultura dell’Ottocento lombardo?
(G. B.) È stata un’iniziativa della fondazione Brivio Sforza di Milano, che ha invitato alcuni scultori a produrre dei bozzetti su questa personalità del nostro Risorgimento: fortunatamente è stato scelto il mio. Ho proposto due bozzetti, uno di una figura in piedi nell’atto di camminare e l’altro con una figura seduta su di una poltrona, come in un salotto, nell’atto di alzarsi. La poltrona che nella parte posteriore risulta essere un cubo mi ha permesso di inserire una frase significativa della Cristina di Belgioioso.
Pare che i milanesi lo apprezzino molto quel monumento, vicino alla casa di Alessandro Manzoni.
(G. B.) Pare di sì, ricevo continui commenti benevoli e positivi, al di là delle mie previsioni.
Qualche anno fa era stata inaugurata un’altra tua scultura qui a Milano, posta all’interno del Palazzo della Borsa. Cosa rappresentava?
(G. B.) Era l’inaugurazione della Milanesiana nel 2019, organizzata da Elisabetta Sgarbi. In quell’occasione ho esposto la scultura “Cronografia di un corpo”: una lastra d’acciaio piegata a forma di V capovolta, con l’interno dipinto di giallo e con sopra un percorso della stessa figura in atteggiamenti diversi. Una scultura grande 3 metri per 2,70, per un metro in profondità.
Quella tua opera è ancora lì?
(G. B.) No, era una manifestazione temporanea.
Cosa pensi della scultura di Cattelan posta di fronte al medesimo Palazzo Mezzanotte?
(G. B.) È un’opera che ha suscitato già tanti commenti, non vorrei aggiungere il mio.
Avevi iniziato la tua carriera artistica come pittore, ti eri diplomato in Pittura all’Accademia di Brera. Quando e come mai hai sentito il desiderio di rivolgerti alla scultura?
(G. B.) Mi sono diplomato con una tesi sull’iperrealismo e l’uso della fotografia in pittura. La mia prima mostra alla Galleria dell’Incisione di Brescia nel 1978 consisteva in una serie di dipinti ad olio di grande formato tratti da piccole foto di famiglia. Qualche anno dopo questa tematica mi risultò senza prospettive. Per superarla mi dedicai alla scultura; doveva essere una breve parentesi, che invece sta persistendo tuttora.
Ci puoi dire qualcosa sull’Allegoria della Giustizia, la grande terracotta con cui hai vinto il Grand Prix Château Beychevelle del 1993, e di cui c’è una tua riproduzione in questa mostra?
(G. B.) È una testimonianza di come ho iniziato a sviluppare delle connessioni tra la figura umana e la figura geometrica. È stata la prima volta in cui ho studiato il rapporto fra rappresentazione del corpo ed elemento geometrico solido, il cubo; rapporto che si svilupperà nel corso di questi trent’anni anni, fino all’ideazione e alla realizzazione della statua della principessa Cristina di Belgioioso. L’allegoria della Giustizia in questa mostra alla Galleria Rubin è il bozzetto in bronzo di un’opera in terracotta, di dimensioni molto maggiori, attualmente al Palazzo di Giustizia di Brescia. È una figura allegorica dalle forme giunoniche, che seduta a terra addossa la schiena ad un cubo, con la testa arrovesciata che guarda in alto: la sua posizione allude ad una bilancia, le due mani soppesano due spugne. Un’idea di Giustizia che non solo giudica ma anche riabilita.
Progetti futuri?
(G. B.) Sto lavorando, come sempre, sulla figura umana colta nella sua dimensione quotidiana. In programma c’è un’esposizione su cui preferirei mantenere il riserbo.
Giuseppe Bergomi (Brescia 1953) diplomatosi all’Accademia delle Belle Arti di Brera, nel 1978 tiene la sua prima mostra personale come pittore nella sua città natale. Tre anni dopo inizia a modellare. Espone per la prima volta le sue sculture alla Galleria dell’Incisione di Brescia. Da quel momento inizia a collaborare con alcune importanti gallerie italiane e straniere, attirando l’attenzione della critica. Nel ’92 Jean Clair lo invita a partecipare al Grand Prix Château Beychevelle, che vince con una grande terracotta raffigurante una sua interpretazione allegorica della giustizia. Nel ’96 viene invitato alla XII Quadriennale d’Arte di Roma. L’anno successivo gli viene conferito il Premio Camera dei Deputati e viene inaugurata una sua personale a Palazzo Montecitorio. Nel 2000 realizza una scultura monumentale per l’ingresso dell’acquario di Nagoya in Giappone. Nell’estate 2005 il Chiostro del Bramante a Roma ospita una grande esposizione dell’artista. Tra le ultime mostre segnaliamo: “Italiana” all’Art Museum di Shangai; la 54°Biennale di Venezia, all’ Arsenale. Nel 2012 espone al complesso di sant’Agostino di Pietrasanta; nello stesso anno realizza per la Cattedrale di Noto in Sicilia due sculture in stucco raffiguranti Santa Caterina da Siena e S. Giovanni Evangelista. Nel 2015 all’Expo di Milano presenta la scultura monumentale “Grande ellisse”. Nel 2016 il Palazzo della Cultura di Catania ospita un’esposizione degli ultimi dieci anni del suo lavoro. Nel 2019 con la scultura “Cronogafia di un corpo” inaugura nel Palazzo della Borsa di Milano la XX edizione della Milanesiana. Vive e lavora tra Ome, in provincia di Brescia, e Pietrasanta.

La Galleria Rubin è stata fondata a Milano nel 1997. Sin dalle prime mostre si è focalizzata sulla pittura e sulla scultura contemporanea, sia italiana che straniera. Molti artisti esordienti sono stati scoperti nel corso di due decenni, e ora alcuni di loro occupano posizioni di primo piano sulla ribalta internazionale. Nei progetti della galleria una particolare attenzione è dedicata alla qualità esecutiva delle opere presentate, sia in quel che concerne l’eccellenza tecnica del lavoro, sia nella considerazione dell’originalità del linguaggio artistico.
Nel corso della sua storia, la galleria è stata presente nelle più rinomate fiere internazionali e ha organizzato mostre anche in musei e fondazioni per promuovere gli artisti rappresentati.
fotografie di Edoardo Pilutti edoardo.pilutti@gmail.com
Giuseppe Bergomi
Alle Origini di Cristina
Galleria Rubin, Via Santa Marta 10, Milano
5 ottobre – 29 ottobre 2022
da martedì a sabato
ore 15:00 – 19:30 o su appuntamento tel. 02 89096921 Raffaella De Luca










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Molto bella!
Complimenti!
Le sculture sono molto belle. Le forme realizzate sono sinuose e morbide. Complimenti!