Elisa Sighicelli – As Above, So Below
GAM – Milano
di Edoardo Pilutti
La pausa ferragostana è l’ideale per riflettere su alcune mostre molto interessanti, purtroppo già finite, ma che ci hanno emozionato nella scorsa stagione. Così è stato per “As Above, So Below” alla Galleria d’Arte Moderna di Milano.

Una serie di 25 opere, prevalentemente stampe fotografiche su carta di grande formato, ma anche una stampa su gesso e due sculture, presentate da Elisa Sighicelli nei cinque saloni al piano terra di Villa Reale, in un allestimento ideato dall’artista e per la cura di Paola Zatti, conservatrice responsabile della Galleria d’Arte Moderna di Milano.
Inizialmente eravamo stati infastiditi dalla versione anglosassone del titolo. Avevamo immediatamente pensato che fosse offensivo nei confronti della lingua italiana (così ricca di vocaboli, ciascuno con varie sfumature di significato se non con significati decisamente differenti) usare la lingua dei colonizzatori culturali del mondo; o almeno di coloro che tenderebbero ad omologare e uniformare l’intero globo terracqueo, dopo aver salvato l’Europa dal giogo del nazifascismo nella Seconda Guerra Mondiale.
Ma subito dopo, avendo appreso che la fotografa aveva studiato e lavorato per vari anni tra Londra e New York, e soprattutto studiando su un buon dizionario i vari significati degli avverbi “above” e “below”, abbiamo capito la scelta del titolo in inglese: ci sono due o tre sfumature di significato in questi avverbi, e il significato dipende dal contesto.

Il contesto è dato dal soggetto dell’esposizione fotografica: esemplari della vasta popolazione di circa ottocento statue e sculture che abitano i depositi della GAM, siti nei sotterranei e quindi invisibili ai visitatori. Si tratta di bronzi, marmi, gessi, cere che rappresentano corpi mutilati, languide figure femminili, epigrafi, condottieri e cimeli funerari, come sospesi in un limbo, come in speranzosa attesa di trovare una degna collocazione ai piani superiori.
Le statue fotografate da Elisa Sighicelli appaiono come corpi riesumati da scavi archeologici pompeiani, sembrerebbero essere state fermate e immortalate in attimi casualmente complicati della vita; suggeriscono relazioni drammatiche tra loro: a volte misteriose, enigmatiche, spirituali oppure struggenti, o ferocemente passionali.
Ecco allora che ci appare giustificata la scelta di dare un titolo in inglese, una lingua altra, la cui traduzione puo’ presentare varie interpretazioni: e non per inadeguatezza del traduttore, ma perché il linguaggio verbale è il luogo degli equivoci, dei fraintendimenti. Un primo significato è quello fenomenologico. “ Come di sopra, così laggiù”, con riferimento prosastico alla collocazione delle opere: collocate nelle sale superiori così come nei sotterranei.

Tutavia “Come qui sopra, così al di sotto” potrebbe evidenziare un parallelismo fra la psicologia umana e gli atteggiamenti, gli stati d’animo e le relazioni rappresentate e immortalate dalle creazioni artistiche archiviate. Una sottolineatura quindi della capacità d’indagine psicodinamica degli scultori dei recenti secoli passati.
Ma è possibile ancora un altro significato, tenendo conto che il titolo riprende una massima di Ermete Trismegisto, un essere mitico dell’antichità greco-egizia (citato anche da Erodoto nel 450 a. C. e oscillante tra la divinità minore ed il grande studioso), che teorizzò l’armonia cosmica, la correlazione fra la Terra e gli altri corpi celesti, tra l’uomo ed il cosmo. Un collegamento tra il visibile e l’invisibile.
Inoltre Ermete fu fin dall’antichità accostato al dio egizio Thot: entrambi sono al servizio di una divinità superiore (Ermete è messaggero di Zeus, Thot è lo scriba di Osiride). Tra l’altro proprio ad Ermete è attribuita l’arte della “telestiké” cioè di richiamare o imprigionare gli angeli o i demoni all’interno di statue, e la metodologia per far parlare e profetizzare tali entità.

L’ulteriore significato possibile, col conforto anche del dizionario Hazon della Garzanti, potrebbe essere: “Come lassù (nell’alto dei cieli), così qui sotto (nell’inferno terrestre)”.
Dunque: spiritualità, angelicità o diabolicità delle statue. Uno studio sulla drammaticità del vivere umano, che in certi casi si avvicina a ideali celesti e in altri a tensioni demoniache. Un’indagine un po’ più psicoanalitica, di coloritura junghiana, quindi, sulle percezioni, sugli affetti, sugli stati di coscienza, sui pensieri, sulla psicomotricità del soggetto dell’Inconscio: l’uomo.
E questo viene perseguito da Sighicelli con accostamenti apparentemente casuali (in realtà ben studiati) delle sculture, con l’estrapolazione dal loro polveroso e immobile contesto, con la creazione di dialoghi silenziosi fra di loro. Una sorta di neorealismo magico.

Elisa Sighicelli (Torino, 1968) ha conseguito il Bachelor of Arts (laurea triennale) in scultura alla Kingston University e un Master Degree (laurea magistrale) presso la Slade School of Fine Art di Londra, città dove ha risieduto per diciassette anni. Dopo aver vissuto due anni a New York, attualmente vive a Torino.
Sue mostre personali si sono tenute presso musei e istituzioni quali: Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino; Museo Pignatelli, Napoli; Palazzo Madama e GAM, Torino; Palazzo delle Papesse, Siena; Centro Galego de Arte Contemporánea, Santiago di Compostela; Centro de Fotografía, Università di Salamanca; Fondation Salomon, Annecy. Ha realizzato mostre personali alla Gagosian Gallery di Londra, Los Angeles, New York e Ginevra; da MOT International e Laure Genillard Gallery a Londra; da Gió Marconi a Milano. Recentemente ha esposto alla galleria Rossi & Rossi a Hong Kong e in una doppia personale, con Carla Accardi, presso 55 Walker Street di New York, spazio gestito in collaborazione da Bortolami Gallery, kaufmann repetto e Andrew Kreps Gallery.
I lavori di Sighicelli sono stati inclusi in mostre collettive in numerose istituzioni pubbliche: MAMbo, Bologna; MAXXI, Roma; PAC, Palazzo Reale, e Museo Poldi Pezzoli, Milano; Mart, Trento e Rovereto; Palazzo Fortuny, Venezia; Reggia di Venaria Reale, Venaria; MCA, Sidney; FACT, Liverpool; Herzliya Museum of Modern Art, Herzliya; Národní Muzeum, Praga; Vietnam Museum of Fine Arts, Hanoi; ETH, Zurigo; ICA, Londra; National Museum of Women in the Arts, Washington D.C.; LACMA, Los Angeles.
Fotografie dell’allestimento, Edoardo Pilutti
edoardo-pilutti@gmail.com
As Above, so Below
Galleria d’Arte Moderna, via Palestro, 16
Milano
29 marzo – 3 luglio 2022
Catalogo pubblicato per Silvana Editoriale
con saggi di Paola Zatti, Jennifer Higgie,
Salvatore Settis e Francesco Stocchi.
Gallery












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