REALISMO MAGICO
Palazzo Reale. MILANO
di Edoardo Pilutti

Realismo magico, un ossimoro, un accostamento di due termini con significato opposto e apparentemente inconciliabile, che farebbe strabuzzare gli occhi a qualche psicoanalista digiuno di storia dell’arte. Poiché il magico è appannaggio del pensiero infantile o del pensiero di un’umanità primitiva. Il magico è lontano dalla pratica del pensiero logico-deduttivo caratteristico della raggiunta maturazione evolutiva dell’essere umano adulto.
Ma si sa, gli artisti restano bambini, molto più di qualsiasi adulto normale e grigio che pure ha dentro di sé la consistente reminiscenza del bambino che fu.
La definizione di Realismo Magico, coniata nel 1925 dal critico tedesco Franz Roh, fu ripresa e codificata dall’italiano Massimo Bontempelli nel 1927. Con questo termine si intende un modo di percepire ed interpretare la realtà quotidiana attraverso una pittura che, opponendosi alle tensioni dinamiche futuriste e alle sensibilità deformanti espressioniste, si distingue sia da un generico ritorno all’ordine antimodernista intriso di classicità, sia dalle più esplicite invenzioni metafisiche.

Nei primi anni Venti del Novecento, esso si consolida e si configura come un movimento, come una corrente artistica dotata di temi e di codici propri e riconoscibili: “Precisione realistica di contorni, solidità di materia ben poggiata sul suolo; e intorno come un’atmosfera di magia che faccia sentire, traverso un’inquietudine intensa, quasi un’altra dimensione in cui la vita nostra si proietta…” Così nel 1928 lo scrittore, giornalista e drammaturgo Massimo Bontempelli.
L’ossimoro che definisce tale movimento sottolinea la coesistenza di una rappresentazione oggettiva e di atmosfere sospese e surreali: la realtà, infatti, è il punto di partenza di una trasfigurazione che passa attraverso l’immaginazione e la meraviglia, capace di rivelare il mistero che si nasconde dietro il mondo rappresentato.
Si tratta quindi di una nuova resa dell’immagine che si presenta agli occhi dell’osservatore come “algida, tersa, spesso indagata nei più minuti dettagli, talmente realistica da rivelarsi inevitabilmente inquietante e straniante” (G. Belli* e V. Terraroli*, curatori dell’esposizione).

A Palazzo Reale di Milano sono stati esposti capolavori provenienti da varie collezioni pubbliche e private, ripercorrendo le vicende e i temi prediletti dai pittori principali, autori di una figurazione oggettiva e cristallina, sospesa e straniante.
Questa straordinaria stagione pittorica dell’incanto, emersa alla fine della Grande Guerra, si estende fino a metà degli anni Trenta, prima di essere assorbita dalla più generale tendenza novecentista del gruppo individuato da Margherita Sarfatti.
In mostra sono state esposte le opere originalissime di Felice Casorati, come il Ritratto di Silvana Cenni del 1922, così come le prime invenzioni metafisiche di Giorgio de Chirico come L’autoritratto e L’ottobrata del 1924, ma anche le proposte di Carlo Carrà, con Le figlie di Loth del 1919, e Gino Severini con i suoi Giocatori di carte; tutti propongono un originale e tutto italiano “ritorno all’ordine”.

Per cui nelle opere si riconosce un generale recupero dei valori plastici dell’arte dell’Umanesimo e del Rinascimento, da Giotto a Masaccio a Piero della Francesca, fino alla formazione dello specifico formulario realistico e magico che il visitatore trova nei dipinti di Antonio Donghi, Ubaldo Oppi, Achille Funi, di Mario Broglio e della raffinata Edita Broglio, e soprattutto di Cagnaccio di San Pietro, con il capolavoro Dopo l’orgia. Un formulario riconoscibile anche in alcune opere di Mario Sironi (in mostra la sua Allieva viene per la prima volta affiancata e messa a confronto con L’architetto),in Gli Amanti di Arturo Martini, e in Achille Funi con la straordinaria Maternità.

Importante ricordare che questa realtà artistica italiana, pur restando la meglio connotata e la più ricca, non risulta isolata, trovando significative analogie con la Neue Sachlickheit (Nuova Oggettivita ) tedesca, ma anche con i realismi che emergono in Olanda così come in Unione Sovietica, negli Stati Uniti come in Francia, in una generale riconquista dell’arte non solo come rappresentazione della realtà, ma anche come analisi delle inquietudini esistenziali e ideali del Novecento.
Che poi sono le croniche inquietudini dell’essere umano.
* Gabriella Belli, specializzata in critica d’arte contemporanea all’Università di Parma, ha iniziato la sua attività nella Soprintendenza per i Beni storico-artistici del Trentino. Nel dicembre 2002, sotto la sua direzione, s’inaugura la nuova sede del Mart a Rovereto e nel 2009 riapre la sede restaurata della Casa d’Arte Futurista Depero. Dal 2011 ricopre la carica di Direttore della Fondazione Musei Civici di Venezia.
Sotto la sua direzione vengono riaperti al pubblico completamente restaurati Palazzo Mocenigo, il Museo del Vetro a Murano, le Stanze dedicate ad Antonio Canova nel Museo Correr, l’Armeria, la Quarantia Civil Vecchia e Nuova di Palazzo Ducale. Dai primi anni Novanta a oggi ha progettato e curato personalmente più di cento mostre d’arte, d’architettura e di design. Attualmente è membro del Comitato Scientifico della Fondazione Musei Civici di Brescia, del MAX di Chiasso, di Villa Panza FAI–Varese, dell’Accademia di San Luca a Roma.
* Valerio Terraroli, già docente presso l’Universita di Torino di Storia dell’arte contemporanea e Storia delle arti decorative (tra il 2001 e il 2012), dal gennaio 2013 insegna Storia della critica d’arte; Museologia; Storia delle arti decorative e Storia dell’arte contemporanea (dal 2019) presso l’Università di Verona, dove dal 2015 dirige il Centro di ricerca “Rossana Bossaglia” per le arti decorative, la grafica e le arti dal XVIII al XX secolo.
Sin dagli esordi della propria attività di studioso ha seguito tre ambiti di ricerca: la cultura artistica del Settecento di area lombardo-veneta; l’architettura eclettica del secondo Ottocento; la pittura e la scultura di matrice simbolista. Infine, si occupa del Liberty e del Decò in Italia, e dell’arte figurativa negli anni Venti e Trenta, in particolare di Novecento e del Realismo Magico.
Catalogo “Realismo Magico. Uno stile italiano,” edito da 24 ORE Cultura, disponibile in vendita presso tutte le librerie e online.
Testo e fotografie di Edoardo Pilutti edoardo.pilutti@gmail.com











