Vanni Cuoghi/Submariner

Acquario Civico Milano

di Edoardo Pilutti

Si inaugurerà venerdì 3 settembre la seconda parte della personale “Submariner” di Vanni Cuoghi, consistente in una grande installazione scenografica che riprodurrà, attraverso dei grandi dipinti, lo studio del capitano Nemo, comandante del sottomarino Nautilus, celebre eroe di vari romanzi di Jules Verne, a partire da “Ventimila leghe sotto i mari”. I visitatori potranno muoversi all’interno dello spazio installativo che avrà un oblò che permetterà di vedere proprio l’interno di una delle vasche dell’Acquario, simulando così di trovarsi immersi negli abissi oceanici (in calce bozzetto dell’allestimento e allestimento in fieri). Questa personale di Cuoghi è anche un’occasione per visitare l’Acquario Civico che la ospita nel fantasioso edificio Liberty inaugurato nel 1906, in occasione dell’Esposizione Universale.

La prima parte della personale, aperta al pubblico già a metà luglio e visibile fino al 12 settembre, consistente in 16 fra dipinti, disegni e bassorilievi cartacei (“…l’antica arte psaligrafica…” come precisa Ivan Quaroni, uno dei due curatori) presenta citazioni surreali, ironiche, oniriche e misteriose. Cuoghi apparentemente si ispira ai fondali ed alle creature marine che però usa come pretesto per mettere in scena situazioni e dinamiche oscure. Il risultato è l’emergere di qualcosa di strano, bizzarro, perturbante (il perturbante è qualcosa di inatteso, spiazzante, ma che giace nel nostro inconscio: un tempo ci era stato familiare, magari nell’infanzia, ora è divenuto scostante e quindi rimosso dalla coscienza).

Le due verità

L’esempio più eclatante di tale stravagante originalità è nel dipinto monumentale (metri 3,10 x 2,10) intitolato “Le due verità”, eseguito nel 2017, in cui una gigantesca figura femminile dal volto ieratico, vestita di uno smisurato e lugubre abito lungo da cui spuntano inquietanti tentacoli di piovra, troneggia sullo sfondo di due aquile imperiali. La donna tiene sulle mani come due palle di fuoco: ciò potrebbe riferirsi ad un collegamento con la mitologia greca (Prometeo, l’eroe che donò il fuoco agli uomini), ma anche con la pseudo mitologia di certi cartoni animati giapponesi, in cui i protagonisti superuomini usano anche globi infuocati come armi.

E la donna stessa è interpretabile secondo due letture ben diverse: quella cristiana e cattolica di madre e madonna salvatrice; ma anche quella crepuscolare e postmoderna di autoritaria dominatrice e pericolosa attentatrice alla pace; infatti scrive Milan Kundera in uno dei suoi romanzi (“L’immortalità“):” È stata una fortuna immensa che le guerre finora le abbiano fatte soltanto gli uomini. Se le avessero fatte le donne, sarebbero state così coerenti nella loro crudeltà, che oggi sul globo terrestre non rimarrebbe una sola persona”.

Per l’appunto, nella grande tela le dimensioni della figura femminile sono indeterminate: parrebbe che un corpo di donna fosse sovrapposto ad un corpo di piovra, e che entrambi i corpi fossero rivestiti da un abito straordinario che contiene le riproduzioni in bassorilievo o ricamo di scene con ittiche espiazioni infernali oltreché di un impavido cavaliere (un crociato, San Giorgio, Achille?) che affronta l’Idra armato di spada e scudo.

E qui Cuoghi dimostra di saper creare qualcosa di nuovo nell’ambito del Simbolismo, muovendosi in territori analoghi a quelli esplorati dalle indagini psicoanalitiche dell’inglese Melanie Klein, la quale individuò una posizione (nell’evoluzione dell’apparato psichico) in cui il bambino, ancora lattante, scinde la percezione della mamma in mammella buona e mammella cattiva.

Quest’operazione di scavo straniante prosegue anche nei paesaggi della serie “La messa in scena della pittura” e nel ciclo dei “Fondali oceanici”, come osserva Quaroni “…spalancando la visione sull’abisso di un universo alieno, non familiare, del tutto indifferente alla nostra esistenza, (…) inverando non solo la fine dell’antropocentrismo (…) ma prefigurando addirittura quel mondo senza l’uomo” preconizzato da alcuni filosofi e sociologi contemporanei.

Ivan Quaroni conclude la sua analisi critica evidenziando un altro concetto: la forza attrattiva esercitata da un mondo strano e sconosciuto che rende antiquato ogni tradizionale appagamento. Concetti che presentano una singolare analogia con quelli della psicoanalisi d’avanguardia: e cioè il desiderio e il godimento.

Anche la curatrice Nicoletta Castellaneta mette in luce come, entrando nel mondo surreale e acquatico di Cuoghi, analogo al liquido amniotico, le convenzioni vengano ribaltate: “…il tempo e lo spazio (…) sono sospesi nella regressione quasi psicanalitica di un nuovo stato fisico, silenzioso e denso.”

La curatrice inoltre evidenzia come gli acquerelli e le chine di Cuoghi presentino elementi del sublime (eccelse cime alpine e abissali profondità oceaniche) in cui però il sublime è trattato in chiave postmoderna: “Immanuel Kant descrive sublime ciò che trascende le capacità razionali dell’uomo. (…). Il sublime è legato alla sproporzione tra la ragione e la cosa in sé (l’essenza al di là dell’apparenza dei fenomeni) …Come spiega Lyotard, nell’epoca postmoderna il sublime è reinterpretato come il giubilo del superare le barriere dell’arte, per costruire nuove potenzialità creative (…). Nelle opere di Cuoghi il giubilo del sublime è evidente nell’ironia con cui elementi kantianamente sublimi sono giustapposti con leggerezza ad oscuri frammenti architettonici domestici, a fiori o pesci inquietanti.”

Nicoletta Castellaneta inoltre rileva la valenza allegorica delle opere di Cuoghi, specialmente nel ciclo “La messa in scena della pittura”, non solo scoprendo dei richiami alla pittura del passato (Caravaggio, Tiziano, Magritte e de Chirico, innanzitutto, ma anche il fiammingo van Der Spelt)) ma sottolineando inoltre l’originalità dell’operazione di Cuoghi: “Nell’inserire un telo rosso all’interno della sua allegoria, Cuoghi rievoca, ancora una volta, il potenziale creativo dell’atto pittorico (…) come anche attraverso la sublime leggerezza dell’unire  elementi ed universi differenti sulla superficie di un foglio o di una tela.”    

Diplomato in scenografia presso l’Accademia di Brera a Milano, Vanni Cuoghi (Genova 1966) ha partecipato a numerose biennali in Italia e all’estero, tra cui la Biennale di San Pietroburgo (2008), la Biennale di Praga (2009), la 54^ Biennale di Venezia, Corderie dell’Arsenale, Padiglione Italia (2011) la 56^ Biennale di Venezia, Collateral Italia Docet (2015) e la Biennale Italia-Cina (2012).

Ha partecipato a varie mostre museali; tra le altre: a Palazzo Reale di Milano (2007), all’Haidian Exhibition Center di Pechino (in occasione dei XXXIX Giochi Olimpici, 2008), al Liu Haisu Museum di Shangai (2008), al Museo d’Arte Contemporanea di Permm, in Russia (2010), al Castello Sforzesco di Milano (2012), alla Fabbrica del Vapore di Milano (2015) e al Vestfossen Kunstlaboratorium Museum in Norvegia (2018), alle Argenterie di Villa Reale, Monza (2020).

Sue opere sono state esposte in diverse fiere italiane e internazionali come Frieze (Londra), MiArt (Milano), Artefiera (Bologna), Scope (New York), Off (Bruxelles), Daegu Artfair ,(Corea) KIAF, Seoul (Corea) e Bank (Hong Kong). Nel 2012, su commissione di Costa Crociere, ha realizzato otto grandi dipinti per la nave Costa Fascinosa e, nel 2014, sei per Costa Diadema.

Dall’ottobre del 2015 è titolare della cattedra di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti “Aldo Galli” di Como.

fotografie d’insieme di Edoardo Pilutti                          edoardo.pilutti@gmail.com

SUBMARINER

dipinti, disegni e un’installazione di VANNI CUOGHI

ACQUARIO CIVICO, via G. Gadio 2 (MM2 Lanza) Milano

fino al 12 settembre 2021

da martedì a domenica ore 10.00 – 17.30 (chiusura biglietteria ore 16.30)

la visita alla mostra è compresa nel biglietto d’ingresso all’Acquario (5 euro intero, 3 euro ridotto)

prenotazione gratuita e consigliabile dei biglietti: www.museicivicimilano.vivaticket.it

tel. 02 45487400

ARTE, di Edoardo Pilutti

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