Everybody talks about the Weather
Fondazione Prada Venezia
di Edoardo Pilutti
Nei saloni del palazzo settecentesco di Ca’ Corner della Regina (sorto sulle rovine dell’edificio gotico in cui nacque nel 1454 Caterina Cornaro, futura regina di Cipro) che si affaccia sul Canal Grande nel sestiere di Santa Croce, è allestita una mostra di ricerca, curata da Dieter Roelstraete, che esplora le rappresentazioni delle variazioni climatiche nell’arte visiva.

Più di 50 opere di artisti contemporanei e una selezione complementare di lavori storici tracciano i vari modi in cui il clima ha influito sulle nostre identità culturali e affrontano la questione della crisi climatica in corso.
L’allestimento progettato dallo studio newyorkese “2 x 4” coniuga la dimensione artistica ad una serie di approfondimenti scientifici sviluppati in collaborazione con il New Institute Center for Enviromental Humanities (NICHE) dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
L’attuale emergenza climatica potrebbe essere il più letale dei pericoli che il genere umano abbia mai affrontato nei suoi 100.000 anni di storia. Eppure, l’argomento compare solo raramente nell’insieme di tematiche presenti nei circuiti dell’arte. È come se un vago senso di impotenza pervadesse gli artisti contemporanei, di fronte ai fenomeni metereologici sempre più violenti.

Venezia, la città dell’emisfero settentrionale che sta affondando più rapidamente e inesorabilmente, è un luogo estremamente toccante e adatto, con la cornice della Biennale Architettura, per mettere in scena problematiche riguardanti anche il suo destino.
Ma la crisi climatica coinvolge tutto il mondo, colpendo ora qua ora là. Non abbiamo dimenticato le due alluvioni in Emilia-Romagna e Marche a maggio, con sedici morti e più di 23.000 sfollati; a settembre le tempeste Daniel ed Elias con una ventina di morti e, due settimane dopo, un’altra alluvione devastante sempre in Grecia. Un uragano ha provocato inondazioni anche in Libia, le più devastanti a memoria d’uomo sempre lo scorso settembre 2023, con 43.000 sfollati, 10.000 dispersi e circa 11.000 morti. Piogge torrenziali anche in Spagna con tre vittime.
Eventi meteorologici calamitosi di eccezionale intensità anche in Toscana, ai primi di novembre. A Milano un’esondazione del fiume Seveso, mai così vasta, ha causato allagamenti mai visti prima del quadrante centro nord della città, con notevoli danni alle cose: fino a qualche giorno fa c’erano ancora cumuli di sacchi di sabbia a protezione di edifici in alcune strade attorno a viale Zara e al quartiere Isola.

A luglio nubifragi sul nord-est degli Stati Uniti hanno causato inondazioni, con una donna di 35 anni morta dopo essere stata travolta dalla corrente d’acqua e decine di milioni di dollari di danni. Qualche anno prima c’erano stati 40 morti nel Vermont, per l’uragano Irene. Inondazioni gravi anche in Africa, in Somalia, in Asia, nel nord Europa.
Se andiamo un po’ in là con gli anni, ricordiamo la tempesta Vaia dell’autunno 2018 che nei paesi dolomitici causò tre morti e danni per 15 milioni di euro al patrimonio pubblico e privato. Già dall’inizio di ottobre 2018 l’Europa centro-meridionale fu interessata da varie perturbazioni che causarono ingenti danni soprattutto in Italia, tra Liguria, Calabria e Sardegna, dove vi furono 5 morti per allagamenti e piccoli eventi franosi. Dopo l’Italia fu la Francia a soffrire più vittime (16), seguita da Spagna (13), Regno Unito (2) e Portogallo (2).
Solo in Italia sono stati 1885 gli eventi meteorologici estremi, con morti, dal 2010 ad oggi: Lombardia e Sicilia le regioni più colpite. Scalpore ha causato la frana all’isola d’Ischia in seguito a intense piogge nell’autunno 2022. Ed il peggio deve ancora avvenire.

Con l’innalzamento delle temperature i ghiacci polari ed i ghiacciai montani rischieranno di sciogliersi sempre più. Ricordate la valanga sul ghiacciaio della Marmolada nel luglio 2022, con 11 morti e 8 feriti? Se i ghiacciai si trasformassero completamente in acqua, il livello dei mari e degli oceani s’innalzerebbe di 70 metri: scomparirebbe l’intera pianura Padana, da Torino a Trieste.
La mostra veneziana alla Fondazione Prada affronta con una notevole massa di studi e dati scientifici, oltreché con la creatività di vari artisti, i drammatici fenomeni atmosferici e le alterazioni
climatiche in rapporto all’antropizzazione del globo terrestre col conseguente dissesto del territorio sfruttato e cementificato dall’industria.
Le opere al piano terreno e al primo piano nobile di Ca’ Corner della Regina sono presentate per nuclei tematici legati agli agenti atmosferici e a temi specifici come la desertificazione, l’inquinamento, l’innalzamento del livello del mare e le migrazioni.
fotografie di Edoardo Pilutti edoardo.pilutti@gmail.com
EVERYBODY TALKS ABOUT THE WEATHER
FONDAZIONE PRADA VENEZIA
Calle de Ca’ Corner – Santa Croce 2215
20 maggio – 26 novembre 2023
Tel. 041 8109161
visit.venezia@fondazioneprada.org
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Esposizione Pittura scultura video DieterRoelstraet edoardopilutti fondazioneprada Venezia
Tema molto interessante e opere altrettanto belle