ALESSANDRA CHEMOLLO
Venezia Alter Mundus
Le Stanze della Fotografia
Venezia
di Edoardo Pilutti
Le Stanze della Fotografia è un nuovo centro espositivo realizzato presso le antiche Sale del Convitto dell’isola di San Giorgio Maggiore (isola affacciata sul bacino San Marco), ed è stato riqualificato dallo Studio di Architetti Pedron / La Tegola, con la preziosa collaborazione del Gran Teatro La Fenice di Venezia.

Concepite come un centro internazionale di ricerca e valorizzazione della cultura delle immagini, Le Stanze della Fotografia propongono laboratori, incontri e seminari con fotografi nazionali e internazionali. Verranno quindi sviluppate diverse collaborazioni con altre importanti istituzioni, quali l’agenzia Magnum Photos, il centro parigino Jeu de Paume, la Médiathèque du Patrimoine et de la Photographie, il Musée de l’Elysée di Losanna.
Vi è quindi un progetto culturale pluriennale che verrà realizzato in stretta collaborazione tra la Fondazione Giorgio Cini e Marsilio Arte, come seguito degli eventi espositivi iniziati nel 2012 alla Casa dei Tre Oci alla Giudecca.
Oltre al percorso creativo del grande Ugo Mulas, presso Le Stanze della Fotografia, è stata contemporaneamente allestita la mostra Venezia Alter Mundus con le stampe a colori di Alessandra Chemollo, fotografa nata a Treviso e laureatasi a Venezia nel 1995 con una tesi sulla relazione tra architettura e fotografia.
A partire dal volume edito da Marsilio Arte, la rassegna Venezia Alter Mundus presenta 65 fotografie di grande formato, dislocate in un modo decisamente impattante, data l’ampiezza contenuta delle sale al primo piano dell’edificio ristrutturato.

Sul biglietto d’ingresso alla mostra è riportata in inglese, probabilmente per favorire i molti visitatori stranieri, una famosa frase del francese Henry Cartier-Bresson: “Taking e photograph means to put on the same line of sight the head, the eye and the heart.” Tutti d’accordo, scattare una fotografia significa coordinare pensiero, capacità percettiva ed emozioni.
Colpisce e suscita ammirazione la scelta del titolo, essenzialmente in latino, dato all’esposizione: Venezia, Alter Mundus. La scelta della lingua storica, dei nostri antenati fondatori assieme ai greci, della cultura occidentale, indica un’attenzione al modo di vedere classico.
Venezia, un mondo altro, diverso, originale. Le inquadrature di Alessandra Chemollo presentano fondamentalmente parti circoscritte di grandi architetture, palazzi nobiliari o calli popolari, preferibilmente senza alcuna presenza umana.
Da un lato viene esaltata la ricchezza delle decorazioni e delle strutture degli edifici, dall’altro viene fatto pensare ad un cataclisma che abbia sgominato quasi l’intera popolazione. La visione offerta è quella di una città sospesa tra passato e futuro, in un’aura metafisica.

E qualcosa di prodromico ad un cataclisma Venezia lo ha spesso patito e continua talvolta a patirlo nonostante le nuove dighe: le acque alte, le alte maree che la sommergono in parte, le mareggiate come quella imprevista e devastante del novembre 2019, che la sommergono, ne erodono le pietre quando addirittura non riescono ad abbatterle.
In mostra è esposta una pagina scritta già nel 1969 dal critico veneziano Giuseppe Mazzariol, il quale metteva in luce il diverso rispetto verso la città che avevano i suoi abitanti antichi in confronto a quelli contemporanei. Lo storico dell’arte Mazzariol metteva in luce il pericolo odierno di vivere della città come di un bene ereditato, rischiando di usurarlo, senza inventare nulla per mantenerla viva ed urbanisticamente espressiva.
Venezia non va trattata come un oggetto da mostrare ai turisti, come un monumento inerte e imbalsamato, ma va ancora inventata giorno per giorno con rinnovata creatività.
fotografie dell’allestimento di Edoardo Pilutti
edoardo.pilutti@gmail.com
https://lestanzedellafotografia.it
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