Ugo Mulas
L’Operazione Fotografica
Le Stanze della Fotografia
Venezia
di Edoardo Pilutti
L’inaugurazione di questa mostra realizzata in collaborazione con l’Archivio Mulas e curata da Denis Curti e Alberto Salvadori, ha coinciso con l’apertura del nuovo centro espositivo lagunare Le Stanze della Fotografia.
Il nuovo centro espositivo è ubicato presso Le Sale del Convitto dell’isola di San Giorgio Maggiore, affacciata sul bacino San Marco, ed è stato riqualificato dallo Studio di Architetti Pedron / La Tegola, con la preziosa collaborazione del Gran Teatro La Fenice di Venezia.
Concepite come un centro internazionale di ricerca e valorizzazione della cultura delle immagini, Le Stanze della Fotografia propongono laboratori, incontri e seminari con fotografi nazionali e internazionali. Verranno quindi sviluppate diverse collaborazioni con altre importanti istituzioni, quali l’agenzia Magnum Photos, il centro parigino Jeu de Paume, la Médiathèque du Patrimoine et de la Photographie, il Musée de l’Elysée di Losanna.

Si tratta quindi di un progetto culturale pluriennale realizzato in stretta collaborazione tra la Fondazione Giorgio Cini e Marsilio Arte, come seguito degli eventi espositivi iniziati nel 2012 alla Casa dei Tre Oci alla Giudecca.
“Ugo Mulas. L’Operazione Fotografica”, è una mostra che mette in luce come questo autore, tra le figure più importanti a livello internazionale del secondo dopoguerra, sia stato consapevole del rapporto diretto tra immagine e fotografo, e del processo interiore che porta il fotografo a produrre quell’immagine.
Si tratta di un fotografo che ha compiuto un’operazione critica, ancora oggi ineguagliata, sulla propria attività artistica e su di sé.
Quella di Ugo Mulas è una fotografia di indagine sulla società e sull’uomo, è un fare fotografia che studia e che vorrebbe spiegare a chi osserva ciò che sta mostrando.

Ad esempio, riguardo ai ritratti fatti a Marcel Duchamp, lo stesso Mulas precisa: «(…) essi sono anzi il tentativo di rendere visivamente l’atteggiamento mentale di Duchamp rispetto alla propria opera, atteggiamento che si concretizzò in anni di silenzio, in un rifiuto del fare che è un modo nuovo di fare, di continuare un discorso».
Anche a proposito della serie sull’esecuzione dei famosi tagli alle tele da parte di Lucio Fontana, Mulas stesso scrive che aveva voluto andare oltre la fotografia, aveva voluto capire che cosa facesse Fontana, quale fosse la sua operazione mentale, la sua elaborazione concettuale che avrebbe preceduto l’esecuzione del taglio.

Certo Ugo Mulas non possedeva conoscenze psicoanalitiche, non poteva immaginare che l’azione di sbrecciare una tela fosse una sublimazione del sadismo fallico, fase dello sviluppo psicosessuale che ogni bambino attraversa, perciò mise in luce solo la concentrazione nell’atto e una generica progettualità concettuale.
Anche relativamente al registrare vari momenti della Biennale di Venezia, Mulas cercava di mettere in luce il godimento dell’incontrarsi in quell’evento internazionale, il godimento di vedere e assaporare le novità nelle tenenze dell’arte, il godimento dell’esibizionismo degli artisti: voleva dare un’idea di quella grande festa in una città straordinaria.
Ugo Mulas incarnava il desiderio di psicoanalizzare con la macchina fotografica.
Ugo Mulas nasce il 28 agosto 1928 a Pozzolengo in provincia di Brescia. Nel 1948, dopo il liceo classico, si trasferisce a Milano, dove si iscrive a giurisprudenza e per mantenersi agli studi lavora come istitutore.
Terminati gli esami universitari decide di non laurearsi. Fra il 1951 ed il 1952 inizia a frequentare il bar Jamaica, a due passi dall’Accademia di Brera, luogo di ritrovo di intellettuali e artisti.

Milano nel dopoguerra, la sua periferia, il bar di Brera e le sale d’aspetto della Stazione Centrale sono i luoghi delle prime istantanee di Ugo Mulas, che saranno pubblicate nel 1955.
La sua attività ufficiale di fotografo comincia con la Biennale di Venezia nel 1954.
Nel 1955 a Milano apre il suo primo studio, e inizia una collaborazione stabile con la rivista “L’illustrazione italiana”.
Parallelamente agli sviluppi del suo lavoro artistico collaborerà per tutta la vita con il mondo dell’industria, della pubblicità e della moda.
Tra il 1956 ed il 57 per la “Rivista Pirelli” e per “Domus” inizia a curare articoli d’arte e di architettura. Pubblica regolarmente servizi di moda sulla rivista “Bellezza” e “Novità” (la futura Vogue). Nel 58 sposa Antonia (Nini) Bongiorno, che sarà sua compagna nella vita ma anche una valida collega.
Nel 1960, in occasione di una tournée a Mosca con il Piccolo Teatro di Milano, realizza un servizio fotografico indipendente sulla Russia. Per il teatro collabora con Giorgio Strehler: insieme definiranno una modalità di documentazione della scena teatrale.
Viene allestita la sua prima mostra alla XII Triennale di Milano a cura dello storico dell’arte Lamberto Vitali, e la sua seconda al Piccolo Teatro.
Nel 1962 documenta la manifestazione “Sculture nella città” per il quinto Festival dei Due Mondi di Spoleto, curato da Giovanni Carandente. In questa occasione conosce David Smith e Alexander Calder, per ciascuno dei quali realizzerà una monografia.

Sempre in quell’anno realizza e pubblica una serie di immagini dedicate alla raccolta di poesie “Ossi di seppia” di Eugenio Montale. l’incontro con La Pop Art presentata alla Biennale di Venezia nel 1964 spinge Mulas nell’autunno di quell’anno a partire per gli Stati Uniti per realizzare una ricognizione sulla nascente scena artistica newyorkese.
In collaborazione con David Smith pubblica “Voltron”. Del 1964 è la celebre sequenza su Lucio Fontana: “L’attesa”.
Nel 1967 segue l’attività di artisti come Alighiero Boetti, Pino Pascali, Alexander Calder e ancora Lucio Fontana. Nel 1968 documenta le manifestazioni artistiche più importanti: a Foligno “Lo spazio dell’immagine”, a Venezia e a Milano le contestazioni alla Biennale e alla Triennale, a Kassel “Documenta”.
In quell’anno realizza anche i primi studi per le Verifiche.
Nel 1969 documenta “Campo Urbano” manifestazione organizzata a Como da Luciano Caramel che raccoglie alcuni protagonisti della neoavanguardia italiana, e con Bruno Munari realizza un libro sull’evento. A Venezia fotografa i gioielli di Arnaldo Pomodoro indossati da una modella.
Nel 1970 intensifica la sua attività per le Verifiche: un insieme formato da 14 opere, costituite da immagini e testi, volte a definire la materia fotografica e i suoi codici linguistici ed etici. Definisce il progetto “Un archivio per Milano”. Partecipa alla mostra “Amore mio” organizzata da Achille Bonito Oliva, e realizza la cronaca fotografica della mostra “Vitalità del Negativo” al Palazzo delle Esposizioni a Roma.
Nel 1971 alla Galleria dell’Ariete di Milano espone la Verifica 1 e la prima versione della Verifica 2. Sempre in quell’anno pubblica il volume su Alexander Calder, di cui realizza anche il progetto grafico.
Nel 1972, con l’amico storico dell’arte Arturo Carlo Quintavalle, cura una retrospettiva della sua opera. Muore a Milano nella sua casa studio il 2 marzo 1973. Circa un mese dopo Einaudi pubblica “La Fotografia”, volume in cui Ugo Mulas consegna la chiave di lettura per la comprensione della sua opera.
fotografie di Edoardo Pilutti edoardo.pilutti@gmail.com
Ugo Mulas. L’operazione fotografica
Le Stanze della Fotografia
Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
29 marzo – 6 agosto 2023
Aperto tutti i giorni dalle ore 11 alle 19.
Chiuso il mercoledì
http://www.lestanzedellafotografia.it
lestanzedellafotografia@gmail.com
Gallery















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mostra molto interessante e belle fotografie. Complimenti
Molto bella!