A tu per tu con gli artisti/20
MARIO DONDERO
La libertà e l’impegno
Fino al 6 Settembre a Palazzo Reale
Milano
di Mariateresa Cerretelli
La libertà e l’impegno, curata da Raffaella Berna ed esposta a Palazzo Reale vuole restituire il lungo percorso di Mario Dondero attraverso un racconto che segue un duplice criterio, cronologico e tematico insieme. Il display espositivo delle dieci sale dell’Appartamento dei Principi è concepito come una narrazione che si snoda lungo altrettante tappe, ciascuna pensata come una micro-mostra: dalle fotografie dei primi viaggi in Portogallo negli anni Cinquanta, sino agli scatti realizzati a Kabul negli anni Duemila.

“La mostra è la prima ampia retrospettiva che il Comune di Milano dedica al lavoro di Mario Dondero (1928-2015), protagonista della fotografia italiana della seconda metà del Novecento e fotoreporter di spicco nel panorama Internazionale” dice Raffaella Berna.
E sul significato della retrospettiva: “L’esposizione offre uno sguardo complessivo sulla sua opera, attraverso una selezione di circa cento fotografie realizzate lungo l’intero arco della sua carriera, dagli anni cinquanta agli anni dieci del XXI secolo”. Poi si sofferma sul contenuto dell’esposizione “Si procede dalle fotografie dei primi viaggi in Portogallo negli anni cinquanta, collocati nella prima sala, sino agli scatti realizzati negli ospedali di Kabul negli anni duemila, esposti nella decima e ultima sala.

La mostra ripercorre l’itinerario dei luoghi fotografati da Dondero – l’Italia, l’Irlanda, la Francia, l’Africa, il Sud America – e dei reportage pubblicati su periodici e quotidiani quali “Le Ore”, “l’Illustrazione italiana” o più di recente “il venerdì di Repubblica”, “il manifesto”, “Diario”.
Dieci sale per raccontare lo spirito di uno dei grandi fotogiornalisti italiani, protagonista del milieu di intellettuali del Bar Giamaica di Milano e tra gli autori impegnati a trasformare la cultura fotografica italiana degli anni Cinquanta, mossi dall’urgenza di rinnovare il linguaggio fotografico in un’ottica di forte impegno civile e con il proposito di gettare luce su storie rimaste ai margini del dibattito pubblico.

Per la curatrice: “L’esposizione restituisce la geografia degli incontri del fotografo, attraverso una ricca selezione di ritratti, anche inediti, di registi, attori, musicisti, scrittori e artisti come, tra gli altri, Samuel Beckett, Pier Paolo Pasolini, Dacia Maraini, Giorgio Gaber, Francis Bacon, Alexander Calder.
Il percorso espositivo vuole infatti porre in luce la grande varietà e la complessità del lavoro di Dondero, fotoreporter che, in oltre sei decenni di attività, ha tracciato la strada per una pratica fotografica militante, fondata sulla cultura e sulla capacità di stringere relazioni umane. La mostra ha l’obiettivo di raccontare la vicenda, straordinaria, di un fotografo animato da un forte impegno civile, che ha saputo farsi testimone e interprete del proprio tempo”.
E nelle parole di Maddalena Fossati Dondero, la figlia, emerge l’anima di un grande fotografo: “Mio padre era Mario Dondero. Ho lottato tanto per realizzare questa mostra perché ci tenevo a mostrare a Milano e al mondo cosa significano le fotografie scattate da mio padre. Già, Mario Dondero era mio padre. Per anni ho negato delle evidenze, prima tra tutte la sua acuta sensibilità, forse perché non c’era mai e mi sembrava tanto insensibile a non esserci.

E poi l’ho sempre visto raccontato, descritto in modo pittoresco, con trasporti amorosi a volte, da chi non poteva né vedere né conoscere l’uomo per davvero. Da chi ne vedeva solo la fama. Mai l’anima. In una sorta di appropriazione indebita di genitorialità. In realtà era un pessimo padre, sicuro, un uomo straordinario, certamente. Si può essere anche tutte e due le cose. Insieme.
Ed era un uomo che mostrava il suo vero sé in rarissimi momenti. E uno di questi momenti sono sicuramente le sue fotografie che lo raccontano più di tutto. La tenerezza negli scatti ai bambini che vivevano poveramente, alle donne quando non erano famose, agli uomini affaticati delle campagne, ai prigionieri delle dittature.
Si possono descrivere i dolori se si è capaci di vederli, sentirli nelle ossa come l’umidità di una giornata di pioggia, si possono sentire i dolori nelle viscere. Lui li avvertiva con apparente noncuranza, come se non fossero veri, mai senza indifferenza, raccontava così, con timidezza senza utilizzare il marketing del dolore, in modo delicato e volatile”.
Mariateresa Cerretelli
MARIO DONDERO
La libertà e l’impegno
dal 21/06/2023 al 06/09/2023
Palazzo Reale a Milano
https://www.palazzorealemilano.it/mostre/la-liberta-e-limpegno
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Mariateresa Cerretelli
Giornalista e Photo editor, scrive di fotografia, arte e costume per le testate del gruppo Class e collabora con diversi giornali tra i quali The Wall Street International Magazine, Artslife e Popdam Magazine. Si occupa del coordinamento della fotografia per gli Speciali di Bell’Italia, Cairo editore. Da molti anni è curatrice di mostre. Tra le più recenti Wilder mann di Charles Fréger a Lucca e Bianchi Sussurri di Caroline Gavazzi a Milano allo Spaziokappa32. Ha presentato alla Triennale Milano con AFIP, le lectio magistralis dedicate a Gabriele Croppi e Mario Cresci. Dal 2017 coordina gli incontri con i fotografi, dai grandi maestri ai giovani talenti, all’Accademia Filarmonica di Casale Monferrato. Collabora alla realizzazione di progetti editoriali, brochures, presentazioni, installazioni di fotografie e libri. Dal 2000 partecipa a Giurie di fotografia e a Letture Portfoli nei festival italiani. È Presidente del GRIN, il gruppo dei redattori iconografici nazionale. Fino al 2021 Presidente del GRIN (Gruppo Redattori Iconografici Nazionale) e ora nel Direttivo dell’Associazione.
È Direttore artistico del MonFest, la prima Biennale di fotografia a Casale Monferrato (AL), inaugurata nel marzo 2022 e allestita fino al 12 giugno 2022.
Photo by Renato Grignaschi
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Mi ha colpito molto l’intensità espressiva di queste immagini.
Molto bella!