Museo Axel Munthe
Anacapri
di Edoardo Pilutti

Stando a quanto scrive Alberto Savinio (Capri, Adelphi, 1988, manoscritto del 1926) il nome della mitica isola deriva da latino Capreae, dai numerosi mammiferi quadrupedi ungulati che un tempo la popolavano. Oggi di capre non se ne vedono, né sui dirupi né sui fianchi scoscesi del monte Solaro, ma resta il fascino indiscusso dell’isola più famosa del Mediterraneo, isola paragonata, anche per il suo profilo, a volte ad una sfinge egizia, a volte ad una nave granitica.
E forse proprio per la gradevolezza del paesaggio, ricco di una vegetazione variegata e di scogliere che si tuffano a picco in un mare che sembra ancora risuonare del conturbante canto delle sirene, che la popolazione autoctona presenta una gentilezza ed una affabilità difficilmente eguagliabili.

Si comprende bene il perché un medico e scrittore svedese, Axel Munthe, a fine Ottocento decise di stabilirsi su quest’isola, acquistando e ristrutturando una vecchia dimora, alla sua morte donata allo Stato Svedese, che dal 1950 l’ha resa museo.
Nel 1895, Axel aveva acquistato la casa di un falegname e i resti di una piccola chiesa adiacente, nella zona più elevata dell’isola, ad Anacapri. Quella casa laboratorio sorgeva sulle rovine archeologiche di una delle dodici ville dell’imperatore Tiberio, che resse l’Impero Romano dall’isola fra il 26 e il 38 d.C.
Il sito, denominato villa San Michele, fin dalla 1897 attrasse numerosi artisti e scrittori, fra cui Henry James, Oscar Wilde e Rainer Maria Rilke. Numerosi furono anche i nobili e i reali europei che vi soggiornarono, dalla regina del Portogallo al principe ereditario di Prussia, dall’imperatore Guglielmo all’inglese principessa Margaret.

Axel Munthe (Oscarshamn, Svezia 1857- Palazzo Reale, Stoccolma, 1949) dopo gli studi in medicina a Uppsala si trasferì sulla riviera francese e poi a Parigi, dove nel 1880 si specializzò in ginecologia alla Sorbona. Esercitò la professione a Parigi, a Napoli e a Roma. Per l’attività medica prestata durante il terremoto a Ischia e durante l’epidemia di tifo a Capri, nel 1881 gli fu conferita l’onorificenza dell’Ordine della Corona d’Italia.
Fu anche medico volontario per la Croce Rossa britannica durante la Prima guerra mondiale. Era dotato di una straordinaria capacità di capire i pazienti, ed era orientato verso la psicoanalisi e la psicosomatica, assumendo così una visione d’avanguardia per la medicina di allora.
Per Munthe la professione medica era una vocazione sacra. Non accettò mai denaro dai pescatori e dai contadini di Capri, ma fu spesso molto ben retribuito dai pazienti più ricchi.
Dal 1893 divenne medico personale della regina Victoria di Svezia, la quale si recò spesso a Capri per dei lunghi soggiorni fino al 1930.
Nel 1929, Munthe pubblicò a Londra La Storia di San Michele, un libro scritto in inglese che fonde riflessioni filosofiche con episodi divertenti e talvolta fantasiosi della sua vita professionale. Le riflessioni contenute nel saggio romanzato riguardavano la vita e la morte, l’etica medica, i diritti degli animali e del mondo vegetale. Questo libro, tradotto in più di 40 lingue ed in continua ristampa, è stato in testa alle classifiche di vendita in tutti i paesi in cui è stato pubblicato.
Gli altri libri scritti da Munthe, La città dolente, Schizzi, e Croce Rossa e croce di ferro, non ebbero Il medesimo successo internazionale.

Tornando al museo, nel giardino che lo circonda, folto e lussureggiante, non va dimenticata la cappella di San Michele, originariamente una chiesetta risalente al X secolo, consacrata all’arcangelo omonimo, ma a fine Ottocento ridotta in rovina.
Era stata saccheggiata nel Cinquecento dal turco Barbarossa, in seguito adibita nuovamente a luogo di culto, fino ai primi dell’Ottocento, quando, nel corso della guerra tra Francia e Inghilterra, divenne una polveriera. Munthe la riutilizzò come biblioteca e come sala da concerti, dove lui stesso si esibiva come baritono, talvolta accompagnato al pianoforte dalla principessa, poi regina di Svezia, Victoria.
In fondo al portico della cappella, sul parapetto che protegge dal precipizio verso la sottostante Marina Grande, è collocata la sfinge egizia risalente al regno di Ramsete II, svoltosi nel XIII secolo a. C.

Munthe narrava di averla trovata in campagna, dopo un sogno premonitore; ma è risaputa la sua attiva passione per il collezionismo di reperti archeologici. Poco lontano, sulla terrazza, si trova anche un’altra sfinge di origine etrusca.
In una saletta adiacente alla cappella vi sono esposizioni d’arte contemporanea, rinnovate periodicamente. Recentemente era visibile una singolare installazione, scenograficamente teatrale, della coppia di artisti Ilya ed Emilia Kabakov: due angeli a tavola con una giovane donna e un giovane uomo.

Nel locale serra, a pochi passi dalla cappella, era allestita una mostra di fotografie, collage e oggetti dell’artista svedese Lotta Antonsson: I’m a woman.
Nel complesso, un insieme di storia dell’arte antica, di morfologia vegetale, e di opere d’arte contemporanea esposte per periodi determinati, da non mancare.
Ma dove alloggiare? A pochi passi il tranquillo e signorile albergo San Michele in stile neoclassico, la cui ala storica risale al 1880, con preziosi arredi dorati e suppellettili argentate di fine Ottocento, discoteca, piscina scoperta e luculliana colazione servita fino alle 10.30 del mattino, puntuale servizio di accompagnamento con acculturato autista dal e al porto, sia in arrivo che in partenza.
fotografie di Edoardo Pilutti edoardo.pilutti@gmail.com
Villa San Michele – Museo Axel Munthe
Via A. Munthe, 34 Anacapri
orario estivo 9.00 – 18.00
invernale 9.00 – 15.30
tel. 081 8371401
museum@sanmichele.org
Hotel San Michele
via Giuseppe Orlandi, 3, 80071 Anacapri (NA)
tel. 081 837 1427
http://www.sanmichele-capri.org
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