Graziano Arici
Oltre Venezia
“Now is the Winter of our Discontent”
Fondazione Querini Stampalia di Venezia
di Edoardo Pilutti
Nel sestiere di Castello a Venezia, al di fuori dei più frequentati luoghi turistici, si trova un importante museo che propone mostre anche in collaborazione con la Biennale: la Fondazione Querini Stampalia, che, tra le più antiche in Italia, promuove “i buoni studj e le utili discipline”, secondo la volontà di Giovanni Querini Stampalia (Venezia, 1799 – 1869) che la istituì nel 1869.

La Fondazione non solo mette a disposizione di studiosi e di giovani studenti la sua vasta biblioteca (che custodisce tra l’altro 1.400 storici manoscritti e 42.000 libri antichi a stampa, fra cui rare edizioni di incunaboli e cinquecentine), ma anche organizza seminari di studi, conferenze ed esposizioni d’arte contemporanea, oltre ad aprire le sale del palazzo, con le opere d’arte, gli arredi e gli oggetti preziosi raccolti lungo i secoli dalla famiglia Querini.
La famiglia, il cui nome è riportato in documenti risalenti al XIII secolo, viene annoverata tra le dodici casate fondatrici di Venezia, ed apparteneva all’oligarchia mercantile. In seguito avrebbe dato alla Repubblica marinara numerosi senatori, ambasciatori insigniti del titolo di conte, capitani “da mar”, cardinali, studiosi.
L’inizio dei lavori per la costruzione del palazzo, commissionato da Nicolò Querini (ca. 1442 – post. 1514), è documentato nel 1514.
A partire dagli anni Sessanta del Novecento, la struttura dell’edificio è stata oggetto di interventi di ammodernamento: sull’originale impianto rinascimentale dovuto a Francesco Querini (ca. 1503 – 1554), di cui si conserva il ritratto eseguito da Palma il Vecchio, e sui rifacimenti settecenteschi voluti da Andrea Querini, sono state inserite varianti architettoniche di Mario Botta, Carlo Scarpa e Michele De Lucchi.
La Fondazione Querini Stampalia, che già si qualificava come un importante centro di documentazione e di studio di storia della fotografia, grazie al suo archivio che raccoglie quasi tre milioni di immagini, sta ospitando una retrospettiva di oltre 400 fotografie, esposte per la prima volta in Italia e realizzate tra il 1979 e il 2020 da Graziano Arici (Venezia, 1949), artista che dal 2012 si è trasferito ad Arles, cittadina francese della Provenza sul fiume Rodano, celebre anche per aver ospitato e ispirato Vincent van Gogh.

Al piano terra del palazzo è esposta la parte più recente del lavoro fotografico di Graziano Arici, in due dei saloni progettati da Carlo Scarpa, architetto honoris causa che ha ridisegnato anche il delizioso giardino ed il contatto delle mura perimetrali con l’adiacente canale, creando una singolare apertura protetta solo da cancellate.

Al primo piano, in contiguità con la Biblioteca queriniana, hanno trovato posto anche la biblioteca antiquaria della Cassa di Risparmio di Venezia e le collezioni di incisioni, di monete e disegni antichi. Nel salone antistante le sale di lettura, prosegue la mostra di Arici.
Al secondo piano vi sono centinaia tra dipinti, sculture, ceramiche e mobili d’epoca dislocati in sedici sale fra cui quelle dei ritratti, della musica, della mitologia, degli stucchi, dell’antiquario e quella da pranzo; vi sono inoltre il portego, il salotto verde, quello rosso, lo studiolo, il boudoir e la camera degli sposi.

In uno spazio raccolto, con stucchi settecenteschi e luce soffusa, si può ammirara un capolavoro del Rinascimento veneziano: la Presentazione di Gesù al Tempio di Giovanni Bellini (Venezia, ca. 1438/40 – 1516), realizzata intorno al 1470. L’opera poggia su un essenziale cavalletto nero disegnato da Carlo Scarpa (Venezia, 1906 – Sendai, Giappone, 1978).
Al terzo piano sono collocati la collezione d’arte e gli arredi raccolti nei decenni scorsi dall’ex Cassa di Risparmio di Venezia, passati al gruppo Intesa Sanpaolo, che li ha depositati in via permanente presso la Fondazione.
Sempe al terzo piano, in tre sale, sono esposte le stampe fotografiche di Arici risalenti agli anni Settanta e Ottanta. Si tratta di stampe, alcune Polaroid, che sorprendentemente anticipano la ricerca attuale presentata da alcune gallerie contemporanee, fra cui ricordiamo l’Osservatorio Prada e Micamera di Milano.
Stampe derivate da più di quarant’anni di lavoro, quelle presentati nella grande mostra a cura di Daniel Rouvier e Ariane Carmignac promossa dalla Fondazione Querini Stampalia e dal Museo Réattu di Arles in Francia, realizzata grazie al sostegno della Regione del Veneto, con il supporto di Banca Intesa Sanpaolo, Banca Mediolanum, Venice International Foundation e il patrocinio del Comune di Venezia, della Città di Arles e dell’ Institut Français d’Italia.
Partiamo dal titolo: Oltre Venezia ‘Now is the Winter of our Discontent’. Quest’ultima è la frase iniziale del monologo del Riccardo III di Shakespeare, atto I, scena 1. Una tragedia contrassegnato dal delitto, dall’inganno, dal tradimento, da sanguinose battaglie: una tragedia dove la cupezza della morte è presente dall’inizio alla fine.
Oltre Venezia “Ora è l’Inverno del nostro Scontento”, presenta una ricognizione sul mondo (Albania, Germania, Inghilterra: Bosnia-Erzegovina, Spagna, Stati Uniti, Francia, Georgia, Italia, Kazakistan, Russia, Slovacchia, Svizzera), che non è un semplice sguardo documentario sull’evoluzione antropologica, sulle sue ricchezze e miserie, sulle sue bizzarrie. Infatti le stampe presentate non solo contengono una notevole ricchezza cognitiva e culturale, ma sono anche capaci di suscitare un crogiolo di emozioni, a volte sottili, a volte eclatanti.
Fin dall’inizio della sua carriera, iniziata nel 1978 dopo studi universitari in Sociologia, parallelamente ai reportage realizzati per numerose agenzie fotografiche (Grazia Neri, Sygma, Rosebud) ed enti veneziani (Teatro La Fenice, Palazzo Grassi, Fondazione Pineault) Graziano Arici si è impegnato in progetti personali, prediligendo l’istantanea di soggetti semplici, umili, o di oggetti abbandonati, spersi nello spazio anonimo. Una fotografia sociale, in cui le stampe sono originali sia per la loro stravaganza compositiva, che per la ricerca sulla luce e per i contrasti.
Lo sguardo dell’artista sullo stato dell’esistenza umana è quasi sempre aspro, talvolta ironico ma senza compiacimento, e persino perturbante, come nelle serie Heart of Darkness e Caarnival.

In questa prima serie risalente al 1979, I partecipanti in maschera al Carnevale veneziano vengono ritratti con un effetto crepuscolare in un’atmosfera quasi lugubre, come a voler denunciare l’essenza fittizia e falsamente antidepressiva (per questo nel titolo la vocale a viene raddoppiata, quasi ad imitare un risata che è simile ad un sospiro) di un evento resuscitato negli anni Settanta per aumentare le presenze turistiche in inverno.

Nella sezione intitolata Als das Kind Kind war cioè Quando il bambino era bambino, un verso tratto da una poesia emblematica di Peter Handke, il fotografo ripercorre il passato remoto, il suo stesso passato.
Si tratta di un lavoro del 2009, costituito da stampe analogiche ai sali d’argento, digitalizzate, ritoccate e ristampate in modo da rendere sfuocati i personaggi e l’ambiente attorno al soggetto, lui stesso da piccolo. Un lavoro sulla propria relazione con il mondo, sulla coscienza di sé, e sul dissolversi dei ricordi.

In altri casi Arici recupera produzioni altrui per trasformarle, come nella serie Angels, sempre del 2009: a partire da negativi fotografici su lastre di vetro rinvenuti presso il vecchio ospedale psichiatrico di San Servolo, produce delle stampe fine art trasferite su dibond, con l’intento di conferire un senso nuovo a quei ritratti, con l’intento di conferire dignità a quegli spiriti infelici ormai scomparsi, forse diventati angeli a causa della profonda sofferenza, non solo psichica, patita in vita.
Nel 2017 Graziano Arici (tra l’altro insignito dal Presidente Sergio Mattarella del titolo di Cavaliere dell’Ordine della Repubblica per meriti culturali) ha donato l’intero suo archivio, che consiste in più di un milione e mezzo di immagini, in gran parte prodotte da lui stesso, ma anche, in parte minore, derivanti dalla cultura internazionale e appartenenti agli anni precedenti l’inizio del suo lavoro. Tale cospicua collezione, previa richiesta , sarà visionabile anche dopo la conclusione dell’esposizione temporanea.
Infatti, come sottolinea Marigusta Lazzari, Direttrice della Querini Stampalia:“La Fondazione ha intrapreso da tempo un percorso di valorizzazione delle proprie collezioni attraverso approcci differenti per i visitatori, dando vita a nuovi progetti di accessibilità per migliorare l’esperienza conoscitiva (…) attraverso l’utilizzo di metodi partecipativi e inclusivi, che garantiscano l’accesso alle informazioni”.
fotografie di Edoardo Pilutti
edoardo.pilutti@gmail.com
Graziano Arici
Oltre Venezia
“Now is the Winter of our Discontent”
Fondazione Querini Stampalia
Campo Santa Maria Formosa, Venezia
17 dicembre 2022 – 1 maggio 2023
Tel 041 2711441
segreteria@querinistampalia.org
Gallery














Esposizione Fotografia edoardopilutti FondazioneQueriniStampalia grazianoarici Venezia
Una interessantissima mostra da vedere in uno straordinario spazio.
8
Molto bella!