Maurizio Cattelan    

Breath Ghosts Blind

Pirelli Hangar Bicocca – Milano

di Edoardo Pilutti

Prima di immergerci nella nuova stagione espositiva che si sta aprendo in questo inizio di settembre, è opportuna una riflessine su un evento conclusosi alle soglie della scorsa primavera, ma che ancora si staglia netto sul frastuono di tanti altri accadimenti d’arte contemporanea: la personale “Breath Ghosts Blind” di Maurizio Cattelan, progettata per lo specifico spazio espositivo del museo contemporaneo Pirelli Hangar Bicocca, e curata da Vicente Todolì e Roberta Tenconi.

Maurizio Cattelan

L’ingresso all’interno della mostra, dove erano installate tre opere monumentali di Cattelan, non poteva non provocare emozioni di smarrimento, inquietudine ed ammirazione tuttora vive. Il primo ambiente, denominato Piazza, di dimensioni vastissime, era immerso in un’oscurità tale da non lasciarne percepire i confini, un’oscurità tale da far pensare ad una costruzione cimiteriale arcaica ipogea, o ad una cattedrale romanica di sera, con delle luci estremamente flebili provenienti dall’alto. Si sarebbe scoperto dopo trattarsi di luci artificiali, posizionate dall’artista, sempre costanti nella loro scarsità.

Al centro della Piazza era collocata Breath, una scultura in marmo bianco di Carrara (quindi con un richiamo alla statuaria classica e religiosa), rappresentante un probabile senzatetto, col berretto calcato sulla fronte, accovacciato a terra, i piedi nudi, dormiente, di fronte al suo cane. “Un cane posto a nostra difesa”, sottolinea l’artista in una lunga intervista presente nel catalogo. Considerando la consuetudine di Cattelan di ritrarre sé stesso nelle proprie opere, potremmo essere indotti a pensare Breath come una raffigurazione simbolica dell’artista stesso, oltre che come una rappresentazione della fragilità e della miseria umana.

Riflettendo sul titolo, Respiro, vi si trova un riferimento ad una funzione vitale che accomuna tutti gli animali, compreso l’uomo: il respirare, funzione che ci viene resa sempre più difficile dall’inquinamento atmosferico e dalle temperature estive sempre più a lungo estenuantemente calde che causano ogni anno numerosissimi morti.

Parlando di dinamiche difficili e traumatiche e della capacità umana di attraversarle senza esserne sopraffatti, ad un certo punto dell’intervista, Cattelan ipotizza di aver desiderio di parlarne con uno psicoanalista, se ne avesse uno (Maurizio, sono qui!).

Effettivamente i punti di contatto fra il nostro e la psicoanalisi non sono pochi. A partire dal titolo della seconda opera, Ghosts. Si tratta di centinaia e centinaia di piccioni imbalsamati, che lentamente emergono dalle tenebre del luogo imponente e solenne (denominato per l’appunto Navate), appollaiati sulle pareti ed i traversi lungo tutto il colossale edificio, provocando in noi una certa inquietudine.

Ghosts, fantasmi: il fantasma è un concetto fondamentale della psicoanalisi contemporanea. È un concetto derivato dalle teorie di Sigmund Freud, che studiò le fantasie a sfondo sessuale che passavano per la mente di ciascuno nella propria infanzia, e che in vari modi continuavano a influenzarne la vita da adulti.

Una spiegazione fenomenologica dell’opera suggerirebbe una sorta di metonimia o metafora relativa ai precedenti abitatori di quel sito: operai e tecnici metalmeccanici, col loro logorante lavoro, gli incidenti, le morti sul lavoro. Qualcosa di spettrale, “un’enorme cattedrale abitata dai fantasmi del suo passato di fabbrica” (M. Cattelan). 

Altri punti di contatto fra il suo pensiero e la psicoanalisi riguardano il fatto, riconosciuto anche dai suoi critici, che tutte le sue opere si fondano su due concetti, la morte e l’amore: Thanatos ed Eros, le due correnti pulsionali che secondo Freud, come conferma la psicoanalisi di ricerca attuale, conducono e talvolta travolgono la vita di ogni soggetto umano.

Un terzo punto di contatto riguarda una domanda che a un certo punto, sempre nell’intervista in catalogo, Cattelan si pone: “Ma perché nasciamo?”

Si tratta di un pensiero presente anche nella psicoanalisi contemporanea francese (J. Lacan, J. A. Miller) che similmente, si domanda: “Dove eravamo prima di nascere? Dove finiremo una volta finita la vita?” Già negli anni Ottanta lo psicoanalista milanese Antonio Abbà osservava che la scienza, la biologia e la medicina, sanno spiegare esattamente come si prepara e come avviene una nascita; ma non sanno dire perché facciamo figli.     

Proseguendo nella semioscurità delle Navate, ci si avvicinava all’ingresso del cosiddetto Cubo, uno spazio un po’ più illuminato dall’alto; e proprio attraverso il portone d’ingresso si iniziava a intravedere un parallelepipedo nero svettante verso l’alto, dove veniva trafitto dalla sagoma egualmente nera di un grande aereo. Tutto nero opaco, sia il simulacro di grattacielo, sia l’aereo. Non c’è differenza fra aggressori e aggrediti, anche gli aggressori erano stati vittime di violenze, e per questo aggredivano mortalmente.

Infatti, il titolo Blind, Cieco, si riferirebbe all’incapacità dei politici e degli uomini in genere, incapacità di vedere, incapacità di capire profondamente le dinamiche delle genti, le cause degli eventi.

Anche questo è un punto di contatto con la psicoanalisi, poiché solo con anni di analisi ci si può capire. Nell’intervista in catalogo, l’artista precisa ancora: “Blind è un’opera sul dolore e sulla sua dimensione sociale, è lì a raccontare la fragilità di una società in cui aumentano la solitudine e l’egoismo.” Come se  ci fosse una dimensione del dolore innanzitutto individuale, del soggetto, che determinasse o almeno influisse sulla dimensione sociale. Ed è questa un’altra delle scoperte della psicoanalisi. “Un’opera d’arte mette sempre assieme pensieri razionali e inconsci”, afferma ancora proprio lui nell’intervista, e la scoperta dell’inconscio è stata fatta dalla psicoanalisi.

Comunque, quest’opera richiama subito alla mente l’attacco degli integralisti islamici alle Torri Gemelle di New York. Blind potrebbe essere un monumento funebre, un memoriale ai caduti non solo dell’11 settembre 2001, ma di tutte le guerre. Anzi, potrebbe essere visto addirittura come un angosciante presentimento di tutte le guerre future, compresa quella scoppiata qualche mese dopo l’inaugurazione della mostra, quella tra Russia ed Ucraina, ai margini dell’Europa, ma con una compartecipazione non solo affettiva dell’Europa e degli USA.

Inoltre, se si potesse osservare dall’alto, in pianta ortogonale, l’installazione parrebbe molto simile ad una croce. Proprio la croce venerata dal Cattolicesimo, anche perché in alto, appollaiati sul parapetto di un camminamento a pochi metri dal soffitto, ci sono dodici Ghosts, dodici spiriti probabilmente corrispondenti ai dodici apostoli dell’Ultima Cena, con un vuoto in mezzo a loro.

Altre mostre monografiche di Maurizio Cattelan  sono state presentate in istituzioni di rilievo internazionale, tra cui Blenheim Palace, Oxfordshire (2019); Monnaie de Paris (2016); Solomon R. Guggenheim Museum, New York (2016 e 2011); Fondation Beyeler, Riehen/Basilea (2013); Ujazdowski Castle Centre for Contemporary Art, Varsavia (2012); Palazzo Reale, Milano, The Menil Collection, Houston, Deste Foundation Project Space, Hydra (2010); Kunsthaus Bregenz (2008); MMK Museum für Moderne Kunst, Francoforte (2007); Fondazione Nicola Trussardi, Milano, Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, Galleria Civica di Arte Contemporanea, Trento (2004); MOCA Museum of Contemporary Art, Los Angeles, Ludwig Museum, Colonia (2003); Museum of Contemporary Art, Chicago (2002).

L’artista ha inoltre preso parte a importanti rassegne collettive, tra cui Yokohama Triennale (2017 e 2001); Biennale di Venezia (2011, 2009, 2003, 2001, 1999, 1997 e 1993); Gwangju Biennale (2010); Biennale of Sydney (2008); Whitney Biennial, New  York, Seville Biennial (2004); Biennale de Lyon (2003), Skulptur Projekte Münster (1997).
Finalista del Guggenheim Hugo Boss Prize (2000), l’artista ha ricevuto il premio Quadriennale di Roma (2009), l’Arnold-Bode Prize, Kassel (2005), la laurea honoris causa in Sociologia dall’Università degli Studi di Trento (2004) e il titolo di Professore honoris causa in scultura dall’Accademia di Belle Arti di Carrara (2018).

Maurizio Cattelan è nato nel 1960 a Padova, una delle città fulcro del movimento studentesco e di spinte politiche estremamente innovatrici negli anni Settanta. Quindi Cattelan si forma in un contesto di forti tensioni sociali che determineranno la sua poetica. Gli anni della formazione sono segnati da un rapporto conflittuale verso le istituzioni scolastiche, e da vari tentativi di intraprendere attività lavorative artigianali (fra cui quella di idraulico) per rendersi finanziariamente indipendente dalla famiglia. Nella seconda metà degli anni Ottanta, Maurizio  si avvicina da autodidatta al design e realizza una serie di oggetti dai richiami antropomorfici, assemblando materiali differenti. Risale al 1989 la sua prima opera d’arte, Lessico Familiare, un autoritratto fotografico in bianco e nero in cui con un gesto delle mani l’artista forma un cuore all’altezza del busto: l’immagine è inserita in una cornice d’argento. I lavori degli esordi si focalizzano sulla problematizzazione dei ruoli sociali sulle tensioni soggettive ad esse riconducibili, come il senso di fallimento e l’incapacità di creare. Cattelan escogita in più occasioni delle azioni che mettono in discussione la sua stessa funzione di artista e la sua appartenenza al sistema dell’arte; quando partecipa alla sezione “Aperto” della Biennale di Venezia nel 1993, decide di affittare ad un’agenzia pubblicitaria lo spazio espositivo riservatogli, mettendo in atto un paradosso, cioè dissacrando il sistema dell’arte, proprio lui che ne faceva parte .

Negli anni Novanta Cattelan si trasferisce a New York dove prosegue la sua ricerca. In questo periodo si richiama alla storia italiana più recente e agli eventi che hanno lasciato profonde ferite nella memoria collettiva. Tra questi vi è il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro, più volte Presidente del Consiglio dei Ministri, avvenuti nel 1978, che l’artista rielabora e rappresenta tramite una pagina di quotidiano ingrandita e affissa alle pareti della galleria Daniel Buchholz, a Colonia nel 1994. E ancora Lullaby (1994), un’installazione composta da blocchi di macerie provenienti dall’esplosione al PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, esplosione causata da un attentato mafioso nel luglio 1993. Uno dei suoi lavori più noti è La Nona Ora (1999), scultura in resina di poliestere e in cera raffigurante Papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite, in cui l’artista condensa sacralità e vulnerabilità in un’unica immagine all’apparenza irriverente.

Il ciclo di opere iperrealiste prosegue con Untitled (2004), la controversa installazione di tre manichini raffiguranti bambini appesi ai rami di un albero in piazza XXIV Maggio a Milano. Esposta in un giardino pubblico per meno di due giorni, l’opera ha innescato un dibattito che ha messo in luce la contraddizione tra la tacita accettazione della violenza nella società contemporanea e lo sdegno causato dalla sua rappresentazione artistica.

Nelle opere ideate da Cattelan è innegabile la presenza di una forte componente contestatrice e intelligentemente provocatoria verso le istituzioni ed i rappresentanti del potere. Emblematica la scultura collocata in piazza Affari a Milano, di fronte al palazzo della Borsa, uno dei centri del potere finanziario europeo.

Testo di Edoardo Pilutti     edoardo.pilutti@gmail.com

Le fotografie (n. 1, 6, 7, 10, 11 di Agostino Osio; n. 2, 3, 4, 5, 8, 9, 12 di Edoardo Pilutti; le ultime tre come da crediti indicati) sono courtesy l’artista, Marian Goodman Gallery e Pirelli Hangar Bicocca

Catalogo Breath Ghosts Blind, con testi in italiano e inglese degli storici dell’arte Francesco Bonami e Nancy Spector; con testi di vari scrittori, filosofi e teologi come Arnon Grunberg, Andrea Pinotti e Timothy Verdon oltre a una conversazione tra l’artista e i curatori della mostra Roberta Tenconi e Vicente Todolí.

Marsilio Editore, pagine 224, euro 45,00

MAURIZIO CATTELAN. INDEX, a cura di R. Tenconi, V. Todolì (oltre 130 interviste fatte da Cattelan ad altri artisti e intellettuali negli ultimi vent’anni)  Marsilio Editore, pagine 672, ill. a colori e b/n

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