Fuorisalone del Mobile

Superdesign Show 2022 Brera e Superstudio Più – Milano

di Edoardo Pilutti

Strabiliante. Inizialmente sgomentante. Nonostante un caldo sorprendente, iniziato improvvisamente già ai primi di maggio (il mese di maggio più caldo di sempre) tenendo conto che astronomicamente saremmo ancora in primavera; nonostante i 32 gradi all’ombra (destinati ad aumentare nei prossimi giorni, sottoponendoci a prove di resistenza lunghe tutta l’estate), nel fine settimana del Fuorisalone le strade del centro di Milano erano così affollate da far fatica a camminare.

In città non c’era più una stanza d’albergo libera: appartamenti affittati a cinquemila euro per la sola settimana del Salone che attira visitatori da tutto il mondo.

Da Porta Genova a Porta Nuova, un concentramento di folla mai visto: in via Brera, in via Solferino, in via Ciovasso, in corso Garibaldi, come in tante altre vie del centro, molte le gallerie d’arte che ospitavano esposizioni di aziende mobiliere e di tecnologie domotiche avanzate.

Un’esperienza unica la sera di sabato 11 giugno, attraversare la città in bicicletta, dovendo costantemente rallentare la corsa per il flusso inarrestabile della gente; o per chi stava, pur ordinatamente, in fila per entrare in feste denominate eventi, o per i capannelli di chi cantava il proprio entusiasmo attorno a degli artisti di strada. Raduni musicali anche nella piazza posteriore al Castello Sforzesco.

La gente aveva voglia di divertirsi, di esprimere o trovare gioia, di sentirsi libera. È comprensibile, dopo due anni di restrizioni per la pandemia.  

Percorsa a fatica via Tortona, partendo dal piazzale della stazione di Porta Genova mai visto così affollato, (ma l’adiacente e parallela via Voghera era egualmente intasata di pedoni), si giungeva al Superstudio Più dove una non piccola folla, strabordante sulla carreggiata, attendeva di farsi controllare gli inviti o di fare il biglietto per entrare.

All’interno vari padiglioni, ricchi di sedie, librerie, scaffalature, tavoli, divani, tessuti, utensili, soprammobili, e persino abiti e scarpe. Qualche azienda internazionale specializzata presentava elettrodomestici dell’ultima generazione, quelli che si useranno in un prossimo futuro.

Il futuro appunto, tanta folla (c’erano le code, anche lunghe, per entrare in ciascun padiglione) non poteva che essere attirata dalla voglia di futuro, dal desiderio di pensarsi proiettati in un altrove temporale più soddisfacente del presente.

Si sa, si sta meglio nel luogo in cui non si è: spesso si vorrebbe essere altrove.

Ma, forse, non è questo il modo di cercare un giusto altrove, equo per tutti. Tantomeno servendosi di euforiche iperboli: Superstudio, Hypernova, eccetera. Anche se qualche idea, o meglio, qualche realizzazione di qualche buona idea si poteva vedere.

Un capannone era stato trasformato in una giungla tropicale, con piante di vario genere e strati di corteccia per terra; fra palme ed arbusti, due fontanelle in acciaio e un suonatore (probabilmente indigeno di qualche zona tropicale) di un armonico strumento tribale. 

Un’apologia del mondo vegetale, il più indifeso dalla violenza distruttiva della belva umana. Qualcuno potrebbe dire: “il solito tema ecologico, che noia!” A costoro rispondo che avrebbero fatto bene, oltre a visitare il Superstudio Più, ad annaffiare gli alberi (anche con bottiglie d’acqua riempite alle fontanelle comunai) che già si stanno disseccando per la siccità invernale e per l’attuale canicola, lungo i viali di Milano.

Il Fuorisalone, peraltro, presentava anche taluni spunti di innovazione tecnologica utile all’umanità. Come quelli presentati dalla rassegna dei finalisti del LEXUS DESIGN AWARD.

Si tratta di un premio istituito nel 2013 con lo scopo di sostenere e sovvenzionare i giovani progettisti industriali che si ingegnano nel creare oggetti che aiutino a vivere meglio nel futuro. Come, ad esempio, il dispositivo elettronico dei russi Kristil & Shamina, una sorta di filtro che riduce il rumore proveniente dall’esterno se piazzato vicino ad una finestra aperta.

Ma c’era anche tanta voglia di sorprendere con effetti speciali, luminarie elettroniche a intermittenza, vari giochi di specchi.

Fuori nell’ampio giardino un’istallazione con un gigantesco Pinocchio ammoniva: “Qualcuno sta ingannando”, ma scritto in inglese laddove “is lying” significa anche “sta giacendo.”

Un doppio significato davvero prezioso, poiché laddove si propone un mirabolante futuro ricco di mobili dalle linee e dai colori sempre più accattivanti, si insinua il dubbio che non sia questo ciò di cui l’essere umano abbia profondamente bisogno.

Fotografie di Edoardo Pilutti

edoardo.pilutti@gmail.com

Milano Design Week 2022

6 – 12 giugno 2022

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