Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea Roma/01
Ettore Spalletti
Il Cielo in una stanza
di Edoardo Pilutti

In ogni museo, e specialmente in questo, ci troviamo presso un tempio dello spirito, un monumento popolato da creazioni che esprimono il genio e l’anima degli artisti che le hanno prodotte.

Ciò è particolarmente vero per l’esposizione delle sculture di Ettore Spalletti, dal titolo “Il cielo in una stanza”, titolo derivato da una nota canzone di Gino Paoli.
È opportuna una sintesi di alcuni dati biografici del grande cantautore ed ex deputato della Repubblica, per comprendere meglio l’ipotesi interpretativa che seguirà sul titolo e sull’esposizione stessa.
Gino Paoli nasce nel 1934 a Monfalcone, in Friuli-Venezia Giulia, figlio di un ingegnere navale originario di Campiglia Marittima (Livorno), e di una pianista giuliana, molti congiunti della quale furono coinvolti nell’esodo giuliano-dalmata e alcuni furono addirittura trucidati durante la pulizia etnica compiuta dalle milizie jugoslave contro gli italiani d’Istria e Dalmazia.
Tali gravi lutti familiari, di cui la madre parlava spesso, contribuirono non poco alla personalità del piccolo Gino (il quale nel 1963 avrebbe tentato il suicidio sparandosi un proiettile al cuore, proiettile che gli rimase conficcato per semprenel pericardio),che pochi mesi dopo la nascita fu trasferito con la famiglia a Genova.
Paoli dimostrò fin da ragazzo un talento musicale, frequentando assiduamente altri giovani cantautori, fra cui De André, Lauzi e Tenco. Frequentava saltuariamente anche una ragazza erogatrice di piacere per denaro, della quale s’innamorò. Pare sia stata la sua prima amante. Da quella relazione nacque la canzone sulla stanza dal soffitto viola, senza più pareti.
Come affermerà l’autore, il momento descritto nel Cielo in una stanza è quello del godimento orgasmico. “In quell’attimo ti senti proiettato nell’infinito”, dice Gino Paoli in un’intervista, “sei tutto e non sei niente”. Viene in mente la paradossale asserzione lacaniana: “Il rapporto sessuale non esiste”.
Nel testo musicale elevatamente poetico, la coppia sessuale si lancia in una dimensione mistica di intimità e di godimento affettivo ed intellettivo. È la medesima dimensione in cui ci si sente nel Salone Centrale della Galleria Nazionale in mezzo alle sculture di Ettore Spalletti. Che sono solidi geometrici governati da regole auree, ricoperti da colori perfettamente monocromi: si tratta spesso di un azzurro angelico, talvolta di un bianco puro, di un rosa pacato o di un porpora vibrante che catturano il visitatore e lo trattengono in questo paesaggio come al di là dello specchio di Alice nel paese delle meraviglie.
Ma a differenza della favola di Lewis Carroll, dove regna la follia, tra le creature di Spalletti si ha la sensazione di un ordine sublime, di una pacificazione dei sensi, di una sublimazione perenne.
E le meditazioni dell’osservatore sono molteplici: sulla relatività del tempo, sulla tensione verso la metafisica, verso la spiritualità, verso l’infinito; e ancora sul rapporto fra misticismo e corporeità, fra soprannaturale e solidità terrena.
Per qualche attimo che parrebbe un tempo illimitato, si riesce a provare una gioia profonda, come era negli intenti del curatore Éric de Chassey.
Éric de Chassey è direttore dell’Istitute National d’Histoire de l’Art, a Parigi, e professore di storia dell’arte moderna e contemporanea all’École Normale Supérieure di Lione. Tra il 2009 e il 2015 è stato Direttore dell’Accademia di Francia a Roma (Villa Medici). È autore di diverse pubblicazioni sulle arti e la cultura visiva del XX e XXI secolo e ha curato numerose mostre, in Francia e nel resto del mondo.

Ettore Spalletti (1940-2019) è nato a Cappelle sul Tavo (Pescara), dove ha trascorso tutta la sua vita. Le sue opere sono state presentate a Documenta a Kassel (1982, 1992), alla Biennale di Venezia (1982, 1993, 1995, 1997) e in mostre personali in numerosi musei di città europee (fra cui Anversa, Strasburgo, Essen, Francoforte, Monaco, Amsterdam, Parigi, Madrid, Principato di Monaco; oltre che al Guggenheim Museum di New York nel 1993.

In Italia ha esposto in vari musei in città come Napoli (Museo di Capodimonte, 1999; MADRE, 2014), Torino, GAM, 2014; Roma (Accademia di Francia, Villa Medici, 2006; Galleria Nazionale d’Arte Moderna, 2010; MAXXI, 2014), Venezia (Palazzo Cini, 2015).
Tra le installazioni permanenti ricordiamo la Salle des dèparts (1996), per l’Hôpital RaymondPoincaré a Garches – Parigi, e la Cappella (2016) realizzata insieme all’architetto Patrizia Leonelli per la Casa di cura Villa Serena, a Città Sant’Angelo (Pescara).
Nel 2017 è stato insignito della laurea honoris causa in architettura presso l’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Pescara.
fotografie di Edoardo Pilutti edoardo.pilutti@gmail.com
ETTORE SPALLETTI. IL CIELO IN UNA STANZA
dal 26 ottobre 2021 al 27 febbraio 2022
dal martedì alla domenica ore 9 -19
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
Via delle Belle Arti, 131 00197 ROMA
lagallerianazionale.com tel. (0039) 06 32298221











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