Sabrina D’Alessandro
Resurrezioni,
Insurrezioni,
Azioni 2009-2021
CAMeC La Spezia
di Edoardo Pilutti
In un comunicato stampa di quattordici righe inviatomi da un’agenzia milanese di pubbliche relazioni, leggo una serie di anglicismi, alcuni dei quali sono ormai entrati nell’uso comune: partner, leadership, location, brand, live o virtual event, digital factory, party, software, team building, escape room, show cooking e cocktail experience. In altri ambiti gli anglicismi sono anche più esagitati come in un articolo di economia in cui si leggono, sparse nel testo italiano, parole come out sorcing, load factor, commodity, leasure, consultant, governance, advisor, compliance, handling, audit, chief executive officer (ceo)…
Sono tutte parole che hanno una traduzione in italiano. Come pure queste altre ormai entrate nell’uso quanto meno giornalistico e accademico: network, account, server, know-how, green pass, hub. Quest’ultima probabilmente è stata preferita all’italiano “centro” poiché ha un suono aspirato e aggressivo, quando in giro per Londra si può leggere la dicitura “vaccination center” a indicare appunto i centri di vaccinazione.
C’è il rischio non solo di un depauperamento della nostra lingua, ma anche di una progressiva incapacità ad usarla, di una perdita di padronanza dei significati e di un oblio dei significanti.

Un’artista però ha capito molto bene il rischio che la cultura, in particolare la cultura letteraria e linguistica italiana, sta correndo, ed ha improntato tutta la sua ricerca in tal senso.
Sabrina D’Alessandro, artista visiva e studiosa del linguaggio, da anni conduce un’originale ricerca sul rapporto tra parola e immaginario, coniugando arte e linguistica. Nel 2009 fonda l’URPS (Ufficio Resurrezione Parole Smarrite), ente preposto al recupero di parole cadute in disuso benché portatrici di un significato peculiare.

Il suo lavoro, segnalato dall’Enciclopedia Treccani, è stato esposto in luoghi sia pubblici che privati dell’arte e della cultura in Italia come all’estero, e, tra gli altri, edito da Rizzoli (Accendipensiersi, 2021 e Il Libro delle Parole Altrimenti Smarrite, 2011), dalla Domenica del Sole24Ore (Dipartimento Parole Imparavolate, 2016-2017), da Sky Arte (Divisione Muto parlante, 2016) e da Expo 2015 (Parole Scilingue, 2015). Nel 2018 il 50º Premio Suzzara premia e produce le sue opere d’arte “Parole al balcone” e “Fannònnola”.
Dal 2016 svolge un censimento sui difetti umani, definiti appunto da termini caduti in disuso, in forma di installazione itinerante, ospitata da varie città italiane ed europee, tra cui San Pietroburgo in occasione della XVI Settimana della Lingua Italiana nel Mondo. La mostra riassuntiva delle prime 11 tappe è stata esposta a Milano presso la Fondazione Mudima (Reparto Computazioni, 2018).
Nel 2020 due sue opere entrano a far parte della Collezione Farnesina; il portale Treccani dedica uno speciale agli 11 anni dell’Ufficio Resurrezione, analizzandone i vari campi: dalla ricerca lessicografica alla messa in scena delle parole attraverso performance artistiche, dai prodotti editoriali ai progetti didattici in collaborazione con scuole e musei.

Straordinaria e contro paradossale idea quella di istituire un Ufficio Resurrezione, in un paese come l’Italia afflitta da nodi burocratici di derivazione ottocentesca. È inoltre straordinario proprio il termine Resurrezione, che costituisce la denominazione dell’Ufficio: un risorgere, un tornare in vita dopo la morte. L’essenza più profonda dell’agire artistico della D’Alessandro è proprio il tentativo di contrapporsi alla morte, riuscendo a resuscitare, per ora, almeno le parole morte.
Alla domanda su come abbia sviluppato questo interesse, risponde così: “Ho la passione per le parole da tempo. Sin da ragazza ho sempre sottolineato le parole di cui non conoscevo il significato e le inserivo in un elenco. Sono appassionata di etimologie e per questo ho iniziato a indagare questo campo, da lì l’idea di rappresentare queste parole inusuali, dandogli importanza.”

Sabrina ha uno sguardo molto serio, profondamente penetrante, quasi incute soggezione con la sua presenza austera ed autorevole. Ha una cultura molto vasta, iniziata con gli studi e la maturità classica e proseguita con una laurea al Politecnico di Milano.
Il liceo ginnasio da lei frequentato, in una città del nord Lombardia, è stato di quelli che lasciano il segno, con insegnanti estremamente esigenti e severi. Non sappiamo se fossero di quei professori del passato che solevano terrorizzare gli studenti con frasi tipo: “Patti chiari, amicizia lunga. Vi farò sputare sangue” o: “Quando entro in classe e chiudo quella porta, sopra di me c’è solo Dio”, o: “Per quelli come voi ci vorrebbe la tortura”; o ancora, che mettevano il voto uno sul registro in caso di assenza per sciopero studentesco; o che trattenevano in scuola, nel laboratorio di fisica (in un liceo classico!) gli alunni anche a luglio per costruire con le loro mani un calcolatore elettronico rudimentale. Ma sicuramente erano docenti rigorosi e implacabili.

Nella mostra al Centro d’Arte Moderna e Contemporanea della Spezia, a cura di Eleonora Acerbi e Cinzia Compalati, sono esposte varie tipologie di opere, frutto di diversi percorsi creativi dell’artista, che così lei stessa spiega: «Nel caso delle video-parole parto da un’immagine che mi colpisce, che riprendo con la telecamera e a cui poi, anche a distanza di tempo, attribuisco un nome. In altri casi sono le parole stesse a ispirarmi, come per il Farlingotto (persona che parlando mescola più lingue), che ha preso la forma di una scultura che invita a tacere in dodici lingue, ruotando su sé stessa e mischiando l’inglese col latino, l’italiano col cinese. In altri casi lavoro creando degli elenchi tematici di parole, che faccio agire, declamare o cantare. Come per le “parole del respiro” stampate sulle pettorine dei corridori che hanno partecipato nel 2021 alla gara podistico-linguistica Guizzìpeda, in Sardegna». Si trattava di parole desuete, prevalentemente in sardo, collegate al respiro del vento e della corsa. “Volevo mettere le gambe alle parole moribonde e farle guizzare veloci. La gara ha fatto correre le parole”.

Caramellati di sarcasmo sono video e fotografie dei rinfreschi alle passate inaugurazioni degli anni tra il 2009 ed il 2018 (Art is what makes food more interesting than art), che, alternandosi ad esse, contrastano con la purezza formale delle Parole Parlanti, incise in oro a caldo su tele dipinte di un rosso vermiglione; quadri da cui esce un brusio, risultato di registrazioni di aforismi che alludono al significato delle parole stesse. La più intrigante delle quali appare essere Redamare, ossia amare una persona essendo riamati dalla medesima.
Infine, va tenuto presente come la relazione con gli altri sia uno dei punti fondamentali della produzione dell’artista, come è evidente nei Censimenti Peculiari, installazioni itineranti attraverso cui viene chiesto al pubblico di votare la parola del passato che meglio definisce il proprio stato d’animo attuale, o il futuro ideale, oppure il difetto umano riscontrato più frequentemente. E come è evidente ancora nelle macchine psicomagiche, ritrattidi individui con cui Sabrina ha vissuto per qualche giorno cercando di capirne la personalità.

Due risultati sono: l’Almanacco fanfalucco, ritratto del signor D.D.; e la Pietra sbagliona, ossia che sbaglia molto, l’autoritratto dell’artista composto da una vecchia fotografia di una lei bambina sulla neve, intenta a sbagliare un percorso sciistico, e da una pietra spigolosa con delle attinenze all’evangelico: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”.
È stato pubblicato un accurato catalogo della mostra con testo critico di Pietro Gaglianò, il quale tra l’altro sottolinea: “Nella ricerca di Sabrina D’Alessandro, (…) la declinazione in formati tangibili, della parola e del suo ramificato portato simbolico, sfocia in una serie di esiti che, invece di chiudersi nella definitezza dell’opera, si aprono per riverberare in molti altri mondi.”
fotografie di Edoardo Pilutti e altri edoardo.pilutti@gmail.com
Sabrina D’Alessandro. Resurrezioni, Insurrezioni, Azioni 2009-2021
8 ottobre 2021 – 20 marzo 2022
CAMeC Centro Arte Moderna e Contemporanea
Piazza Cesare Battisti 1, La Spezia
da martedì a domenica ore 11.00-18.00
Biglietti: intero euro 5, ridotto euro 4 ed euro 3,50
Mostra promossa dal Comune della Spezia
con il contributo di Coop Liguria, EnelInfo: +39 0187 727530
camec@comune.sp.it
http://camec.museilaspezia.it















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