Marcello Dudovich (1878-1962) fotografia tra arte e passione. Scuderie del Castello di Miramare Trieste, 2020
MARCELLO DUDOVICH. FOTOGRAFIA TRA ARTE E PASSIONE. Scuderie del Castello di MIRAMARE, TRIESTE di Edoardo Pilutti
Alle porte del capoluogo giuliano, pochi passi prima dello sfolgorante Castello di Miramare, presso le Scuderie del Castello progettate a fine Ottocento dall’architetto Carl Junker, un’interessante esposizione di fotografia e illustrazioni pubblicitarie, 300 opere del triestino Dudovich (oltre a lettere, riviste e documenti vari), merita una visita riflessiva. Non solo per lo splendore e l’incanto dell’ambiente naturale ed architettonico in cui la mostra è collocata, ma proprio per gli spunti di pensiero che essa fornisce. Riflessioni sui rapporti tra fotografia, grafica e pittura, ma anche sull’evoluzione del costume sociale, sull’immagine e l’immaginario relativo alla donna, e sull’affacciarsi del consumismo nella società italiana della prima metà del Novecento.
Marcello Dudovich nasce a Trieste nel 1878 (allora fondamentale sbocco sull’Adriatico dell’impero asburgico) da Antonio (italiano di origini dalmate, irredentista, già al fianco di Garibaldi nella battaglia di Bezzecca contro gli austroungarici) e da Elisa Cadorini; è terzogenito, dopo due sorelle maggiori, e prima di un fratello che diventerà un apprezzato violinista anche nell’Orchestra della Scala. Sui sedic’anni, terminati gli studi scolastici, viene introdotto dal cugino Guido Grimani nell’ambiente dei pittori triestini. Nel 1897 viene mandato a Milano, alle Officine Grafiche Ricordi, dal padre il cui amico Leopoldo Metlicovitz dovrebbe avviarlo all’attività di riproduttore cromolitografico di disegni altrui. Marcello inizia anche realizzare dei propri bozzetti per manifesti, studia disegno a Brera, frequenta la Società Artistica. Sempre a Milano, nel 1898 apre uno studio, assieme a due amici pittori, dove lavora per altre ditte litografiche milanesi e bolognesi. Su invito dell’editore italo-francese Edmondo Chappuis, si trasferisce a Bologna per lavorare come disegnatore.
Nel 1900 e anche nei due anni seguenti, vince il concorso per il manifesto delle “Feste di Primavera” bolognesi. Vince una medaglia d’oro anche all’Esposizione Universale di Parigi. Negli anni Dieci conseguirà altre vittorie (per il manifesto celebrativo del traforo del Sempione e per quello del “Borsalino Zenit”) lavorando anche a Genova, e poi ancora a Milano da Ricordi, per traslocare poi a Monaco di Baviera, dove nel 1911 sposa Elisa Bucchi che darà alla luce la figlia Adriana.
Allo scoppio della Grande Guerra si trasferisce nuovamente a Milano con la famiglia, mentre la casa di Monaco viene devastata da un gruppo di fanatici tedeschi. In seguito, per un biennio lavora per l’editore Polenghi a Torino, dove, avendo frequentato attrici e danzatrici girerà con loro anche un film. Nel 1920 ritorna a Milano per fondare assieme all’avvocato Steffenini la società editrice “Star”. In quello stesso anno partecipa alla XII Biennale di Venezia. Nel 1922, diviene direttore artistico dell’Impresa Generale Affissioni Pubblicità, ruolo che ricoprirà fino al 1936. Nel 1935 la figlia Adriana sposa uno dei suoi più fidati allievi e collaboratori, il veneto Walter Resentera.
Nel 1937 Dudovich soggiornerà a lungo in Libia, invitato dalla nipote Nives, ivi trasferitasi col marito al seguito del governatore coloniale Italo Balbo. Dopo la morte della moglie, avvenuta nel 1945, l’attività di cartellonista viene sempre più ridotta, anche per il farsi strada di nuove strategie pubblicitarie, ma verranno organizzate con successo numerose mostre in gallerie private di sue tempere che riprodurranno temi e personaggi dei cartelloni della Belle Epoque.
Marcello Dudovich muore a Milano nel 1962.
Anche grazie alla collaborazione col MAX, museo di Chiasso, la mostra in atto a Trieste, curata da Roberto Curci e Nicoletta Ossanna Cavadini, evidenzia il rapporto fra fotografia, bozzetti preliminari da essa derivati, ed il manifesto pubblicitario come risultato finale.
Inoltre l’intera esistenza di Dudovich, in particolare riguardo alla persone della moglie e degli amici (fra cui anche uno dei suoi committenti, Teresio Borsalino) è ricostruita attraverso un’ampia documentazione fotografica, in cui lui passa dall’essere l’attore ritratto ad esserne l’autore.
Quando inizia a fotografare professionalmente, come cronista della rivista Simplicissimus di Monaco, riesce a cogliere gli ultimi bagliori della Belle Epoque che, pochi anni dopo, la Prima Guerra Mondiale distruggerà. Con poesia riesce a cogliere l’atteggiamento della dama dell’alta società, dell’alta borghesia, restituendone la dolcezza e l’alterigia, forse inconsciamente memore dell’ineluttabile relazione edipica con le due sorelle maggiori.
Gli ippodromi dei Parioli a Roma, di Parigi, Ostenda e Montecarlo; le spiagge di Riccione ed i prati di amene località montane, sono gli scenari tipici delle sue immagini fotografiche; in quelle stampe ci restituisce una leggera spensieratezza, un’adesione al godimento della “bella vita” che, soprattutto in quel periodo fra le due guerre mondiali, fra il 1920 ed il 1935, non poteva che essere appannaggio delle classi sociali più elevate, dei capitalisti: quindi è della donna capitalista, propugnatrice del futuro consumismo, che egli tesse una lirica immagine, spingendosi fino ad anticipare (da vero artista preveggente) la rivoluzione femminista di fine anni Sessanta, con la messa al bando dei reggiseni, e l’orgogliosa esposizione allo sguardo altrui delle mammelle finalmente libere e impavide.
Fotografie di Edoardo Pilutti edoardo.pilutti@gmail.com
MARCELLO DUDOVICH
Scuderie del Castello di Miramare
Viale Miramare, TRIESTE
fino al 10 gennaio 2021
ogni giorno (esclusi il 25 dicembre ed il 1 gennaio)
ore 11-13 e 14 – 17 (ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura).
La Direzione del Museo si riserva di chiudere totalmente o parzialmente il sito per ragioni eccezionali delle quali sarà data comunicazione.
tel. 040 224143 – 041 2770470
mu-mira@beniculturali.it
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