Dario Maglionico

Floating Space

Antonio Colombo Arte Contemporanea  

Milano

testo di Edoardo Pilutti

Se si eccettua la bellezza fatata ma glaciale dei ritratti di Fulvia Mendini e la nitida metafisica rinascimentale dei dipinti di Arduino Cantafora, la galleria Antonio Colombo è nota per presentare artisti trasgressivi e insolenti nei loro talvolta allucinati lavori, segno peraltro di sconfinata libertà e anarchica creatività.

Studio del buio, sconosciuto, oil on canvas, 80 x 55 cm, 2023

È con piacevole sorpresa che in questi giorni si può visitare la personale di un giovane autore che sembra fare da collegamento tra le varie modalità di fare pittura. Si tratta di Dario Maglionico (Napoli, 1986), il quale, laureatosi in Ingegneria Biomedica al Politecnico di Milano, vive e lavora a Milano, dedicandosi esclusivamente all’arte dal 2014.

Da allora ha conseguito vari riconoscimenti, come l’essere stato tra i finalisti del Premio Bugatti Segantini (categoria under 35), oltreché della IX edizione del Premio Laguna a Venezia, e del Como Contemporary Contest.

Ha ricevuto una menzione speciale al premio Marchionni, MAGMMA Museum, Villacidro. Si è poi distinto tra i finalisti del premio Fondazione VAF-Stiftung, per cui ha esposto presso il Mart di Rovereto e Trento. Ha partecipato a mostre internazionali tra cui Pulse Miami Beach, Volta Basel, e Urvanity Madrid. Ha vinto il premio Hi-Fructose x Hello Emerging Artist Showcase.

Reificazione 88, cm 80×120 (particolare)

Maglionico aveva già esposto da Antonio Colombo nel 2017, scoperto e presentato dal critico Ivan Quaroni. Anche allora il titolo era in inglese, Everithig at Once, forse scelto apposta poiché si sa e non si sa cosa voglia dire esattamente: probabilmente significava “Tutto in una sola volta” ma una qualche incertezza resta sempre nel tradurre da una lingua all’altra (emblematico il titolo del celebre romanzo di Thomas Mann che per decenni era stato tradotto con “La montagna incantata” in cui l’aggettivo ha una connotazione passiva, a cui viene preferito recentemente quello de “La montagna magica”, in cui l’aggettivo qualificativo esprime una potenzialità attiva).

Il titolo di questa attuale esposizione di oli su tela, FLOATING SPACE, è un richiamo alla teoria della fisica che attribuisce al tessuto dello spazio-tempo le qualità di un liquido con una viscosità bassissima, non lontana dallo stato gassoso.  Floating vuol dire galleggiante ma anchemobile, dinamico e mutevole. Quindi una visione dello spazio fisico, tra il poetico e lo scientifico; una considerazione dello spazio, anche di quello domestico ed esistenziale, come di un superfluido, di un liquido che si adatta e prende la forma di chi vi è inserito e di chi l’osserva.

Uno spazio del ricordo, un ricordo complesso e stratificato. In cui la cronologia potrebbe essere definita con quel noto aforisma di Albert Einstein: “Il tempo è un’illusione”.

Anche il titolo del ciclo a cui la quasi totalità delle opere esposte appartiene, Reificazione, è suggestivo. Introdotto nell’Ottocento dalla filosofia marxiana, il termine indicava un processo per cui l’uomo si estranea da sé stesso, identificandosi con gli oggetti e le realtà materiali da lui prodotte fino a divenirne lo strumento passivo.

Dalla serie Reificazione

Secondo gli studi anglosassoni di psicopatologia esistenziale degli anni Cinquanta e Sessanta, indicherebbe l’atto con cui si nega o cancella l’autonomia dell’altro, ignorando i suoi sentimenti, e considerandolo appunto un oggetto, una cosa. Oppure ancora il timore, il terrore di essere trasformati da persona viva in una cosa senza soggettività e senza autonomia personale.

Il nuovo vocabolario Zingarelli propone un ulteriore significato, per cui la reificazione è quel meccanismo psichico attraverso il quale concetti astratti vengono trasformati in realtà concrete, in oggetti. Maglionico parrebbe in grado di condensare magicamente nei suoi dipinti tutti questi significati.

Nella sua presentazione critica, Domenico Starnone, scrittore (vincitore nel 2001 del Premio Strega ed in seguito del Premio Campiello), giornalista, sceneggiatore cinematografico e televisivo, già docente di materie letterarie, analizza così i lavori di Maglionico: “Al primo colpo d’occhio ci troviamo di fronte a un ordine in composto disordine. Subito dopo prevale l’impressione di un disordine compostamente ordinato. Le due formule urtano tra di loro producendo fascinazione e resistenza, quiete e agitazione.

Ma è sempre presente un tratto comune: la compostezza. Le persone e le cose inventate da Maglionico ci smuovono, ci disorientano, e tuttavia sono quiete.”

Dario Maglionico, Reificazione #83, oil on canvas, 190 x 273 cm, 2023

I quadri di Dario Maglionico sembrerebbero visioni soggettive, elaborazioni mentali di interni in caduta libera, pieni di oggetti della contemporaneità e di occupanti prevalentemente femminili che moltiplicano sé stessi in differenti attitudini.

Starnone osserva ancora che è come se ci fosse stato un affanno ma ora, all’interno del quadro, rimane soltanto un residuo di quell’affanno, come una traccia nitida ma allo stesso tempo incompleta di un’angoscia indefinita.

Quindi, al di là della studiata compostezza metafisica di queste composizioni pittoriche, parrebbe celarsi la malinconia che segue a un dolore forte, a una grave perdita. E ci si domanda, in virtù di un processo di identificazione proiettiva: cosa allora ci fa soffrire, cosa è andato perduto? Forse la fiducia ingenua nel reale, in un reale governato da leggi stabili.

Starnone mette in luce come Maglionico sappia rappresentare la predisposizione della mente umana a produrre immagini riguardo al mondo. Immagini che non possono appartenere ad una realtà oggettiva e assoluta, che non può esistere, ma che sono il risultato di come ogni soggetto percepisce il mondo in modo diverso.

Conclude Domenico Starnone: “Le sue opere sono affacci su noi stessi mentre, al solito, stiamo perdendo il terreno sotto i piedi”, mentre le vecchie sicurezza non sussistono più, si stanno sgretolando, e ne stiamo cercando di nuove.

Fotografie d’insieme di Edoardo Pilutti          edoardo.pilutti@gmail.com

FLOATING SPACE

DARIO MAGLIONICO

ANTONIO COLOMBO ARTE CONTEMPORANEA
Via Solferino 44 – 20121 Milano

Tel 02 29060171

7 marzo – 5 aprile 2023

ore 10 – 13 e 15 – 19

info@colomboarte.com  

monografia Dario Maglionico

Dove abita il tempo

Manfredi Edizioni, 2023

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