Bruce Nauman

Contrapposto Studies

Punta della Dogana, Venezia

23.05.21 – 27.11.22

di Chiara Trivelli

La mostra Bruce Nauman: Contrapposto Studies, a cura di Carlos Basualdo e Caroline Bourgeois, nasce a seguito dell’acquisizione congiunta da parte della Pinault Collection e del Philadelphia Museum of Art di un nucleo di opere recenti, Contrapposto Studies, I through VII (2015/2016) e Walks In Walks Out (2015), del grande artista statunitense Bruce Nauman (1941). Internazionalmente noto per le sue sperimentazioni pionieristiche nel campo dei nuovi media e dell’arte concettuale, a Venezia Nauman ha vinto il Leone d’Oro alla Biennale del 1999 e quello per la migliore partecipazione nazionale con il progetto Bruce Nauman: Topological Gardens,sempre a cura di Basualdo, col Padiglione degli Stati Uniti nel 2009.

Contrapposto Studies è una mostra fatta soprattutto di “non-oggetti”[1]: suoni, immagini, performance e installazioni. Accostando lavori storici alla sua produzione più recente, costituita principalmente da video monumentali e immersivi, alcuni dei quali in 3d e interattivi, la mostra propone l’opera di Nauman come serie di variazioni sugli stessi temi e motivi, dalle prime ricerche condotte a cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta a oggi. Questo rende il percorso attraverso gli spazi espositivi un’esperienza ridondante e disorientante, un viaggio in un mondo caleidoscopico, fatto di ripetizioni, richiami, pulsante di echi e risonanze. Così come l’opera, il percorso espositivo di Bruce Nauman: Contrapposto Studies non è lineare ma circolare, un modo di procedere che si avvolge su stesso, un loop esso stesso.

Con la parola “contrapposto” nelle arti figurative ci si riferisce al cosiddetto chiasmo, formula compositiva riconducibile al canone di bellezza, armonia ed equilibrio prima della scultura classica e poi dell’arte rinascimentale. La posizione chiastica è una postura del corpo che presenta “una corrispondenza incrociata tra gli arti in riposo e quelli in azione”[2], una tensione volta a dare naturalezza e dinamismo alla rappresentazione e che disarticola frontalità e fissità delle forme dell’arte cosiddetta arcaica. Ma quanto è veramente naturale questa posizione? E in che misura è dinamica ovvero agevola il movimento?

Walk with Contrapposto (1968), traducibile come “camminata in contrapposto”, è il nucleo originario attorno al quale si sviluppano i Contrapposto Studies che danno il titolo alla mostra. Si tratta di uno dei primi lavori di Nauman, un video che lo ritrae mentre cammina con le mani incrociate dietro la nuca, avanti e indietro, lungo un corridoio stretto e cuneiforme, costruito in legno nel suo studio. A ogni passo Nauman sposta visibilmente il proprio fianco da un lato e dall’altro rispetto all’asse centrale del bacino, cercando così di mantenere la posa “in contrapposto”. L’azione dura quanto la lunghezza del nastro della videocassetta ovvero un’ora.

Con una buona dose di ironia e autoironia, Nauman in Walk with Contrapposto confronta se stesso con qualcosa come la perfezione del Doriforo di Policleto o il David di Michelangelo. Allo stesso tempo, però, attraverso l’uso del proprio corpo, di un nuovo media quale all’epoca era il video e di quello spazio specifico che è lo studio dell’artista, misura anche i limiti della concezione classica di arte. Come la danza contemporanea con Merce Cunningham, con il quale collaborò, stava disarticolando la rigidità delle posizioni della danza classica, Nauman sembra qui voler porre in relazione video e scultura. Il video Walk with Contrapposto diventa allora, secondo questa prospettiva, un fatto scultoreo che riprende e scardina il canone della scultura classica incorporandolo.

Philippe Parreno, in una conversazione con Carlos Basualdo e Caroline Bourgeois, parte integrante del programma Bruce Nauman Archive for the Future[3], afferma che con Nauman il video “diventa un modo per produrre una scultura nel tempo”[4]. “La telecamera non viene usata per fare un film, ma per creare un oggetto che duri nel tempo”[5]. E come creare una scultura nel tempo attraverso la telecamera? Sempre secondo Parreno, Nauman ha risolto questo tema “mettendo in loop le cose”[6].

Incipit e conclusione del percorso espositivo, Contrapposto Studies, I through VII (2015/2016) e Walks In Walks Out (2015) segnano la ripresa a distanza di quasi cinquant’anni e la continuazione di quel processo di decostruzione che Nauman aveva intrapreso con Walk with Contrapposto. Il processo di disarticolazione viene qui però amplificato in maniera esponenziale.

Contrapposto Studies, I through VII(“Studi sul Contrapposto, da I a VII”) è un’installazione costituita da 7 video mandati in loop, in cui Nauman è nuovamente nel suo studio, in jeans e maglietta, mentre cammina tenendo le mani intrecciate dietro la testa e sforzandosi di mantenere la canonica posizione chiastica. In questi video però, oltre ad apparire inevitabilmente più vecchio, Nauman va al di là dei limiti imposti dagli strumenti tecnici disponibili all’epoca di Walk with Contrapposto, realizzando “un dispositivo multicanale complesso”[7]. In esso non solo “Nauman compare simultaneamente di fronte, di fianco e di schiena, in negativo e in positivo”[8], ma l’immagine appare sezionata lungo piani paralleli di disarticolazione a diverse altezze del corpo, ricombinati in un modo che appare randomico. Anche il suono è manipolato, ricombinato e generato dalla sovrapposizione dei frammenti video.

In Walks In Walks Out (“Entra, esce”), video di 3 minuti proiettato in loop, Nauman entra in scena posizionandosi davanti a quello che sembra essere uno dei video della serie Contrapposto Studies proiettato sul muro. Filmato inizialmente col cellulare e nato con l’unico scopo di valutare le dimensioni della proiezione rispetto a quelle del corpo, Walks In Walks Out diventa opera in quanto ulteriore variazione sul tema. Nel video Nauman, dopo aver raggiunto il centro della proiezione, resta di fronte oppure di schiena oppure di lato per qualche istante e poi esce.

Sempre della serie Contrapposto, a circa metà del percorso espositivo troviamo Contrapposto Split (2017), un video in 3D in cui lo spettatore può vivere la sensazione di trovarsi all’interno dello studio di Nauman mentre lui fa la sua “camminata in contrapposto”. Come in Contrapposto Studies, I through VII, l’immagine proiettata è qui sezionata, in questo caso però solo su un piano di disarticolazione all’altezza del bacino. Questo accentua l’effetto di squilibrio, sbilanciamento, precarietà di un corpo che, nella sua monumentalità, appare paradossalmente fragile e inadeguato, irrisorio rispetto al canone classico.

Mentre Nauman cammina, lo spettatore può osservare con dovizia di particolari gli oggetti alle pareti e sparsi sul pavimento. Ciò determina un rallentamento del suo sguardo. Osservare il video sembra allora trasformarsi in una forma di meditazione.

Nature Morte (2020), nella penultima sala della mostra, sono 3 proiezioni interattive che hanno ancora per soggetto lo studio di Nauman in New Mexico. Lui però questa volta non c’è. Ciascuna proiezione è collegata a un iPad che lo spettatore può utilizzare per muoversi virtualmente all’interno dello studio, zoomare sui dettagli, orientare l’inquadratura. Per realizzare l’opera Nauman ha utilizzato uno scanner portatile e prodotto centinaia di immagini 3D “che costituiscono una mappatura virtuale del suo studio”[9]. L’operazione richiama chiaramente la celebre e complessa installazione video Mapping the Studio (2001), che diede il titolo e fu esposta alla mostra a Palazzo Grassi nel 2009 curata da Alison Gingeras e Francesco Bonami[10].

Mapping the Studio è costruita con i video fatti da Nauman installando una telecamera a infrarossi di notte nel suo studio per un periodo di diversi mesi, un’ora per notte, in diverse posizioni fino ad accumulare ore e ore di filmato. Esposto a Punta della Dogana quest’anno, Test Tape Fat Change. John Cage (2001) è un video di prova per l’installazione Mapping the Studio II with color shift, flip, flop & flip/flop (Fat Chance John Cage), in cuile immagini notturne di Mapping the Studio I sono colorizzate (di rosso, verde oppure blu) e rovesciate, così come il suono ambientale è manipolato.

Cosa succede nello studio dell’artista in sua assenza? Se il footage di Mapping the Studio contiene lunghi periodi di tempo in cui non accade nulla, a volte però capita che qualcosa di non previsto succeda: il volo di una falena, un topo che passa, un gatto che gironzola. Come in 4’ 33’’ (1952) di John Cage l’assenza della musica evidenzia un mondo popolato di suoni, qui l’assenza dell’artista evidenzia che “il luogo della creazione artistica è popolato e carico di presenze multiple e inaspettate”[11].

La mappatura dello studio dell’artista dunque non è mai definitiva ma un processo che si rinnova potenzialmente all’infinito. Secondo Philippe Parreno, sempre nella stessa conversazione sopra citata, “l’incertezza della relazione tra ciò che il linguaggio riesce e non riesce a ricalcare”[12] è spesso al centro del lavoro di Bruce Nauman.Come formulato da Alfred Korzybsk nella Semantica generale “la mappa non è il territorio”, non c’è modo di esprimere qualcosa solo attraverso il linguaggio, c’è sempre una falla, un eccesso di realtà. Il linguaggio non riesce a ricalcare la realtà”[13]

“I miei video girano sempre intorno all’idea di un individuo in una situazione insolita e di quello che può accadere”[14]. A Nauman non interessa una “situazione noiosa”[15] ma “una struttura”[16] che includa “abbastanza tensioni rispetto a un errore casuale”[17]. In una delle prime sale dell’esposizione il visitatore può assistere a tre performance, ideate e scritte da Nauman alla fine degli anni Sessanta, eseguite dal vivo da un performer/danzatore sul posto. A me è capitato di assistere a Untitled (1969). Queste le istruzioni date da Nauman per la performance: “il ballerino, gli occhi fissi in avanti per evitare il contatto visivo con i presenti, le mani intrecciate dietro il collo, i gomiti in avanti, cammina per la stanza leggermente accucciato, come se fosse in un ambiente di 30 centimetri più basso della sua altezza normale”[18].

Attraverso le performance Nauman indaga “le possibilità di compiere alcuni tipi di movimento: stare in piedi, piegarsi, sedersi, sdraiarsi”[19]. Questo risulta evidente anche nei lavori esposti su monitor nella sala successiva: otto video-performance realizzate nello studio dell’artista a New York fra il 1968 e il 1969. Nauman ha usato la camera fissa, spesso capovolta o ruotata, per riprende i movimenti ripetitivi, basati su semplici regole prestabilite, di un corpo di cui raramente vediamo il volto. Egli sembra così voler tornare a instaurare un rapporto infantile, basilare, minimale con il mondo, ripercorrerne l’abbiccì attraverso gesti e azioni elementari.

L’ultima serie di lavori di cui parlerò è direttamente ispirata a due opere del compositore ungherese Béla Bartok: Mikrokosmos, raccolta di 153 piccoli brani didattici, e Per bambini, brani per pianoforte su melodie e canti popolari ungheresi e slovacchi destinati a pianisti principianti.

For Beginners (Instructed Piano) (2010) si trova all’ingresso di Punta della Dogana ed è un’installazione audio in cui il “pianoforte istruito” è suonato da Terry Allen, mentre le istruzioni sono date da Nauman. For Children/For Beginners (2009) è un dittico di disegni, “un elenco di note scarabocchiate a matita”[20], basato su giochi di parole e la specularità fra la figura del bambino e quella dello studente principiante. For Children (2010)è un’installazione audio in cui si sente la voce di Nauman che ripete ininterrottamente “for children” (“per bambini”).

Infine For Beginners (All the Combinations of Thumb and fingers) (2010) è un’installazione video che occupa la sala centrale della mostra ed è costituita da due grandi proiezioni in cui si possono vedere la mani di Nauman mentre “contano” tutte le possibili combinazioni di pollice e dita. L’audio, registrato separatamente, consiste nelle istruzioni verbali che dovrebbero guidare il movimento (sono le stesse che Nauman dava a Terry Allen nel lavoro precedentemente descritto). Non solo però l’audio dei due video non è sincronizzato, ma è anche fuori sincrono rispetto all’immagine. Questo evidenzia e drammatizza lo scarto fra regola ed esecuzione, parola e gesto.

In conclusione vorrei brevemente soffermarmi su una delle tante possibili chiavi di lettura del lavoro di Nauman, in particolar modo su quella che sembra emergere durante la già citata conversazione tra Philppe Parreno, Carlos Basualdo e Caroline Bourgeois.

Come intendere la ripetizione in Nauman? Come leggere cioè un elemento così centrale non solo della sua opera ma anche di questa mostra a lui dedicata?

L’ipotesi suggerita durante la conversazione è quella di mettere in relazione la ripetizione in Nauman con il concetto di “ritornello” elaborato da Deleuze in Differenza e Ripetizione[21], opera pubblicata nel 1968, lo stesso anno in cui Nauman ha esposto per la prima volta Walk with Contrapposto.

In Differenza e Ripetizione Deleuze mette in discussione e rovescia ciò che Freud aveva definito  come “coazione a ripetere” in Al di là del principio di piacere (1920). La ripetizione, secondo Freud, è la trappola in cui rimane invischiato il nevrotico, i cui comportamenti ripetitivi altro non sarebbero che la ripetizione di un vissuto doloroso rimosso, che muove e conduce a comportamenti regressivi e autodistruttivi, a un circolo vizioso senza via d’uscita che impedisce il cambiamento e la maturazione del soggetto. La coazione a ripetere segnala per Freud la presenza nella vita psichica – al di là, appunto, del principio di piacere –  di una “pulsione di morte”[22].

Secondo Deleuze, invece, attraverso l’esperienza della ripetizione non riemerge incessantemente qualcosa di rimosso ma, viceversa, qualcosa viene cancellato[23]. Attraverso la ripetizione si produce cioè una differenza. La ripetizione non va dunque intesa come ripetizione dell’identico ma come “ritornello” ovvero ripetizione secondo una variazione.

Come in Deleuze, in Nauman la ripetizione potrebbe allora essere letta come “affermazione del diverso”[24], di ciò che è inatteso e incerto. La ripetizione non sarebbe allora un andare verso la morte ma un modo per allontanarsene: “il fatto che [Nauman] torni su stesso è un modo di allontanarsi dal rapporto che aveva con la morte”[25], afferma Parreno. Avvicinarsi a quel movimento, a quel “ritornello”, che precede e permette il linguaggio perché consiste in ciò che condividiamo prima che prenda forma, che “ci permette di capire alcune cose riguardo l’altro”[26], è lo specifico, secondo Parreno, del lavoro di Nauman. “Le opere dedicate al Contrapposto e che sono state sviluppate nel tempo, una performance del ’68 che è poi diventata un’immagine 3D” , invecchiano insieme all’artista “come se ci fosse una specie di ritmo biologico”[27] dell’opera, come se si producesse una “quasi-vita”[28].


[1] Caroline Bourgeois in https://www.youtube.com/watch?v=HwfFLU2vjbM

[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Chiasmo_(scultura)

[3] Bruce Nauman Archive for the Future è un ciclo di incontri via zoom, che ha anticipato e tuttora accompagna la mostra Bruce Nauman: Contrapposto Studies. Artisti, studiosi e ricercatori provenienti da tutto il mondo sono invitati dai curatori della mostra, Carlos Basualdo e Caroline Bourgeois, a riflettere sull’opera di Nauman e sul suo impatto futuro. Le registrazioni degli incontri sono consultabili online sul sito web di Palazzo Grassi e sul canale YouTube dedicato.

[4] Philippe Parreno in https://www.youtube.com/watch?v=HwfFLU2vjbM&t=6s

[5] Idem ibidem

[6] Idem ibidem

[7] Guida del mostra Bruce Nauman: Contrapposto Studies, p. 6.

[8] Ivi p.7.

[9] Ivi p.26.

[10] https://www.palazzograssi.it/it/mostre/passate/mapping-the-studio/

[11] Guida del mostra Bruce Nauman: Contrapposto Studies,  p.21.

[12] Philippe Parreno inhttps://www.youtube.com/watch?v=HwfFLU2vjbM . Parreno utilizza qui il verbo “to cover”, letteralmente “coprire”, nei sottotitoli del video viene tradotto con “ricalcare”.

[13] Idem ibidem

[14] Guida del mostra Bruce Nauman: Contrapposto Studies, p. 10.

[15] Ivi p.7.

[16] Ivi p.8.

[17] Ibidem

[18] Bruce Nauman ivi p.9.

[19] Bruce Nauman ivi p. 7.

[20] Guida del mostra Bruce Nauman: Contrapposto Studies, p.16.

[21] Cfr. Gilles Deleuze, Differenza e ripetizione, Raffaello Cortina Editore, Milano 2018.

[22] Cfr. Sigmund Freud, Al di là del principio di piacere, Bollati Boringhieri, Torino 2012.

[23] Cfr. https://www.sovrapposizioni.com/blog/la-ripetizione-da-identit-a-differenza-un-viaggio-tra-freud-e-deleuze

[24] Ibidem

[25] Philippe Parreno in https://www.youtube.com/watch?v=HwfFLU2vjbM

[26] Idem ibidem

[27] Idem ibidem

[28] Idem ibidem

Fotografia

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