A tu per tu con gli artisti/07
IRENE KUNG
ROUGH, TOUGH AND MYSTIC. VISIONS OF YUNNAN & TIBET
Intervista di Mariateresa Cerretelli
Quattro anni fa è stata nello Yunnan e nel Tibet con la sua macchina fotografica alla scoperta della maestosità dei paesaggi, delle distese di terra sconfinate e dei monasteri più antichi, arroccati sulle cime delle montagne. E ora l’artista svizzera Irene Kung presenta per la prima volta nella galleria di Alessia Paladini a Milano, il risultato della sua esperienza profonda attraverso 15 opere inedite, espressione di una nuova potenza visiva dove il colore dominante è protagonista assoluto. ROUGH, TOUGH AND MYSTIC. VISIONS OF YUNNAN & TIBET, è il titolo dell’esposizione aperta in via Maroncelli 11, fino al prossimo 22 gennaio 2022.
Irene Kung ci accompagna in questa intervista a respirare quei luoghi dove regna il silenzio e la contemplazione circondati da un’atmosfera mistica.
In ROUGH, TOUGH AND MYSTIC. VISIONS OF YUNNAN & TIBET, la tua nuova personale alla galleria AP di Alessia Paladini a Milano, prorompe il colore. Quali sono le ragioni di questa scelta ?
“Il viaggio in Yunnan e nel Tibet mi hanno lasciato impressioni forti che potevo esprimere solo con il colore deciso che non è abituale nel mio lavoro.
L’itinerario è stato impostato da Juan, il mio gallerista di Pechino, che conosceva già bene quelle zone. E cosi ha scelto dei posti remoti, non molto visitati dal flusso dei turisti. Per lo più abbiamo fatto trekking, camminando con gli scarponi sui sentieri, spesso vicino ai precipizi. E io ero con la macchina fotografica, sempre un po’ in equilibrio precario. Un percorso veramente rough e tough ! Fatica fisica e paesaggi mozzafiato… è proprio il caso di dirlo visto la scarsità di ossigeno! E da lì il colore, il rosso, il blu e il viola”.
La potenza espressiva appartiene a tutta questa serie di immagini. E prima tra tutte, quella dell’invito, sembra un palcoscenico che apre lo sguardo come per catturare lo spirito di quei luoghi. Quando e dove hai sviluppato questo progetto ?
“Ho intrapreso questo viaggio quattro anni fa. E questa di Milano è la prima mostra dedicata a questo progetto. Salendo sui sentieri ripidi e fatti di soli sassi, attraverso paesaggi duri, senza piante e alberi, paesaggi avversi per gli umani, dopo tante ore e a volte per giornate intere. E poi finalmente in cima e, come per incanto, si raggiunge un edificio raffinato, decorato con simboli grafici meravigliosi. Ci si trova di colpo in un’atmosfera mistica in compagnia di monaci con un sorriso che esprime pace. Un contrasto affascinante! E una ricompensa terapeutica.

Il Monaco, seduto in pace (nell’immagine ) che contempla la vista maestosa davanti a sé, mi è sembrata l’immagine che esprime meglio questo contrasto”.
Silenzio e misticismo sono una componente potente di queste opere e usando il tuo naturale senso pittorico e il tuo grande talento restituisci con fedeltà, la grandiosità e la profondità di questi paesaggi e vallate immense che lasciano senza fiato. La tua visione vuole condurre a una riflessione sull’esistenza e il senso della vita?
“Il mio lavoro è sempre una ricerca del Silenzio. Il silenzio è necessario per la riflessione. Nel nostro mondo ne abbiamo sempre più bisogno per trovare la pace.
Senza silenzio entriamo in un vortice di pensieri malsani. Con il mio lavoro cerco di dare una risposta al nostro vivere freneticamente. Una pausa”.

Mi spieghi in modo più dettagliato come hai concepito lo studio delle inquadrature e del formato di queste composizioni?
“Nelle montagne del Tibet mi è apparso tutto estremo: la vastità dei paesaggi, l’altezza vertiginosa delle montagne. Per raccontarlo ho scelto i formati lunghi, sia orizzontali che verticali. Per i monasteri invece ho scelto il quadrato perché rappresentano una pausa in mezzo agli estremi”.

Il tuo mezzo espressivo e il tuo messaggio di bellezza possono offrire spunti e strade possibili per un futuro sostenibile e un rinnovato equilibrio tra uomo e natura?
“Sì, quando la natura è così grandiosa…. ci si sente piccoli anche nei Monasteri. In Tibet mi sono ritrovata nella mia giusta dimensione. È una sensazione molto bella, di equilibrio. Nella comunicazione sulle cose che nel mondo non vanno bene, vengono mostrate le immagini dei disastri. Io ho fatto una scelta diversa …evidenziando il buono, per preservare il bene. Questo a mio avviso si fa anche sognando. Il sogno porta a una visione di come camminare nella direzione giusta con indipendenza e convinzione”.
Queste tue opere possono definirsi specchi meditativi per vivere un’esperienza di grande emozione e nello stesso tempo per immergersi nell’ armonia naturale della terra in cui viviamo ma che non sempre siamo in grado di apprezzare ?
“Invece di concentrarmi su quello che non va bene e penso soprattutto ai problemi climatici, mi concentro su quello che è tutt’ora in armonia. Questo mi porta a voler proteggere e preservare. Penso sia utile il pensiero positivo pieno di speranza”.
Mariateresa Cerretelli
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Mariateresa Cerretelli
Giornalista e Photo editor, scrive di fotografia, arte e costume per le testate del gruppo Class e collabora con diversi giornali tra i quali The Wall Street International Magazine, Artslife e Popdam Magazine. Si occupa del coordinamento della fotografia per gli Speciali di Bell’Italia, Cairo editore. Da molti anni è curatrice di mostre. Tra le più recenti Wilder mann di Charles Fréger a Lucca e Bianchi Sussurri di Caroline Gavazzi a Milano allo Spaziokappa32. Ha presentato alla Triennale Milano con AFIP, le lectio magistralis dedicate a Gabriele Croppi e Mario Cresci. Dal 2017 coordina gli incontri con i fotografi, dai grandi maestri ai giovani talenti, all’Accademia Filarmonica di Casale Monferrato. Collabora alla realizzazione di progetti editoriali, brochures, presentazioni, installazioni di fotografie e libri. Dal 2000 partecipa a Giurie di fotografia e a Letture Portfoli nei festival italiani. È Presidente del GRIN, il gruppo dei redattori iconografici nazionale.
Photo by Renato Grignaschi
Fotografia Gallerie alessiapaladini atupertucongliartisti irenekung mariateresacerretelli
“Invece di concentrarmi su quello che non va bene e penso soprattutto ai problemi climatici, mi concentro su quello che è tutt’ora in armonia. Questo mi porta a voler proteggere e preservare. Penso sia utile il pensiero positivo pieno di speranza”. Una riflessione morale che illumina l’approccio estetico e suscita interesse per l’opera dell’artista.