A tu per tu con gli artisti/06
ALAN MAGLIO
intervista sul progetto
“STOP SERIES“
Intervista di Mariateresa Cerretelli

“Stop Series è un lavoro che concentrandosi sulle tematiche del perturbante dello straniante, del noir e del notturno mette in relazione materiali provenienti da archivi fotografici di rotocalchi anni 60-70 e scatti realizzati da me. STOP SERIES perché STOP è stato è uno dei settimanali da cui ho tratto le immagini come anche da altri archivi, l’archivio Sozzini, per esempio o altri Archivi di agenzie.
Lavorando direttamente sulle stampe fotografiche originali d’epoca ho praticato il taglio di queste immagini, un taglio certosino, chirurgico che è andato a isolare alcuni elementi particolari e poi li ha portati in una nuova dimensione mettendoli in dialogo con delle foto contemporanee che sono gli scatti che ho realizzato io e molto spesso sono scenari notturni oppure degli interni”.
Non c’è una collocazione geografica?
“No, perché quello che mi interessava era creare delle composizioni che potessero far ragionare lo spettatore sul tema del tempo, un tempo che scandito su più piani crea una dimensione condivisa tra passato e presente”.
Vuoi spiegare le opere più in dettaglio?
“Le opere hanno diversi livelli che si evincono un po’ anche dal materiale. Sono dei collage a tutti gli effetti, incollati con materiali molto delicati come adesivi conservativi. E sono applicati per costruire uno spazio coerente ma non sempre del tutto coerente, con piccoli elementi stranianti o fuori scala o inattesi”.
Quanto tempo ha richiesto questo progetto?
“Tre anni, guardando e selezionando centinaia di stampe”.
Ricorda moltissimo nella struttura anche il fotoromanzo.
“Sono narrazioni di personaggi che agiscono ma è un racconto sospeso. Non mi interessa spiegare completamente cosa avviene nella scena, ma suggerirla. Preferisco suscitare domande. Perché la persona nella foto si allontana o si avvicina? A ognuno la sua interpretazione. In tutti i casi questi personaggi sono tratti da scatti diversi. Non erano nella stessa foto originariamente ma sono io a isolarli e a selezionarli per poi farli convergere in un’unica opera che li raccoglie e li mette in relazione”.
Le tue fonti?
“Trovo le immagini da fonti diverse. Molto spesso queste fotografie di archivio sono cadute nell’oblio oppure mi vengono donate o ancora le trovo abbandonate e buttate vie”.
Un’altra tua forma compositiva si realizza in una sorta di teatrini fotografici?
“Queste composizioni sono interni, stanze un po’ sceniche, un po’ teatrali in cui i soggetti o le figure sono staccati dal fondo e proiettando l’ombra accentuano la tridimensionalità, costituita da diversi piani. Tanti i soggetti. Come boxeurs in un garage con il pubblico che guarda la scena o personaggi misteriosi che suggeriscono azioni in ambienti diversi. Cerco di introdurre anche elementi che non sono solo figure umane ma anche oggetti, tracce come bicchieri, portacenere o cose varie che ci rimandano a stanze multitemporali e arricchiscono gli ambienti”.
Alan Maglio lavora con STILL Fotografia a Milano









Mariateresa Cerretelli
Giornalista e Photo editor, scrive di fotografia, arte e costume per le testate del gruppo Class e collabora con diversi giornali tra i quali The Wall Street International Magazine, Artslife e Popdam Magazine. Si occupa del coordinamento della fotografia per gli Speciali di Bell’Italia, Cairo editore. Da molti anni è curatrice di mostre. Tra le più recenti Wilder mann di Charles Fréger a Lucca e Bianchi Sussurri di Caroline Gavazzi a Milano allo Spaziokappa32. Ha presentato alla Triennale Milano con AFIP, le lectio magistralis dedicate a Gabriele Croppi e Mario Cresci. Dal 2017 coordina gli incontri con i fotografi, dai grandi maestri ai giovani talenti, all’Accademia Filarmonica di Casale Monferrato. Collabora alla realizzazione di progetti editoriali, brochures, presentazioni, installazioni di fotografie e libri. Dal 2000 partecipa a Giurie di fotografia e a Letture Portfoli nei festival italiani. È Presidente del GRIN, il gruppo dei redattori iconografici nazionale.
Photo by Renato Grignaschi
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